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Salad Days Magazine | April 23, 2024

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Highlights

A Wilhelm Scream @ Bloom, Mezzago (Mi) – photorecap

April 30, 2022 |

A Whilelm Scream @ Bloom, Mezzago (Mi) – photorecap

Pictures by Arianna Carotta x Salad Days Mag – All Rights Reserved.

A WILHELM SCREAM

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DISCOMOSTRO ‘MOSTROPATIA’ – (PROFESSIONAL PUNKERS)

April 29, 2022 |

Facciamo un passo indietro di qualche mese e andiamo a recuperare il disco di una band di casa nostra uscito all’inizio dell’anno, ma che ci è passato tra le mani solo ora, quindi giusto parlarne adesso.
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St. Luca Spenish interview

April 22, 2022 |

‘Sensation’ è il nuovo album interamente prodotto da St. Luca Spenish storico produttore palermitano ora localizzato da Bologna e cofondatore della sua etichetta Victoria Records.

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Nel disco sono presenti 8 beats con batterie e combinazioni di sound che spaziano tra acid jazz, R&B, wonky e trip-hop e creano un viaggio nel quale lo stesso produttore ha preso parte. St. Luca Spenish, al secolo Luca Spataro (classe’82), ha studiato, si tiene sempre aggiornato e si rende sempre disponibile per sperimentare nuovi stili. Tutte le basi sono caratterizzate da suoni prettamente jazz e sono impreziosite dagli strumenti a fiato che si possono sentire in background e che trasportano l’ascoltatore in un universo creato ad hoc per rilassarsi e staccare il cervello dallo stress del quotidiano (non a caso il packaging del cd conterrà un grammo di infiorescenza e una confezione di tisane CBD – Canapa Vandino (BO) – create appositamente per accompagnare la pubblicazione del progetto). In alcuni tratti di questi tappeti musicali sono presenti interludi in penombra, tra i quali è possibile percepire un mood cupo e riflessivo, che l’artista ha voluto esprimere creando queste atmosfere smoothy che creano l’occasione perfetta per intraprendere un percorso introspettivo. Noi di Salad Days Mag lo abbiamo intervistato in occasione dell’uscita di questo primo step di una lunga serie.

SD: Ciao Luca e benvenuto su Salad Days Mag! Parlaci un po’ della tua etichetta La Victoria Records (distribuzione Believe). Come è nato il progetto e quali aspettative riponi su di esso?
LS: Ciao e grazie, ho fondato la Victoria Records con Simone Barbieri lo scorso febbraio e abbiamo inaugurato col disco di EliaPhoks ‘Ragazzi Per Sempre’ prodotto interamente da me con l’aiuto di Mrga per la distribuzione digitale e fisica, perché ancora in quel periodo non l’avevamo. Stiamo lavorando a molti progetti che usciranno prossimamente, inoltre è uscito il disco di Turi Moncada ‘Moncadas’ che vi consiglio di andare ad ascoltare. Abbiamo tutti i buoni propositi e stiamo lavorando come pazzi dalla mattina alla notte senza pausa, siamo carichi come non mai e presto sentirete tutto!

SD: Hai collaborato con tantissimi artisti nel panorama italiano (Noyz Narcos, Dani Faiv, Nerone, Clementino, Izi, Drefgold, Er Costa) e sappiamo che sei grande amico di Nex Cassel e anche lui in passato si è destreggiato in qualche lavoro come produttore. Gli hai mai dato dei consigli? La vostra amicizia è nata anche per questa condivisione?
LS: Sono amico con Nex da molti anni, lui ha iniziato a produrre da prima di me e faceva dei beat che spaccavano, ci siamo conosciuti a Palermo dove lui ha abitato per un periodo per chiudere il suo primo disco. Veniva spesso nel mio vecchio studio e da lì abbiamo iniziato a collaborare. So che sta lavorando molto a delle produzioni, quando ci vediamo scambiamo idee sul mix o sul master o su musica in generale. Sicuramente siamo diventati amici anche per questa condivisione.

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SD: La scena palermitana è un punto fermo nella storia del’Hip Hop in Italia ma hai deciso di avere il Plug a Bologna. Cosa credi sarebbe cambiato per te nel tuo percorso se fossi rimasto in Sicilia? Con il senno di poi ti è dispiaciuto esserti distaccato così dal panorama musicale palermitano?
LS: Amo Palermo, è la mia città ancora oggi anche se abito a Bologna. Ho preferito trasferirmi perché molte cose giù mi sembra che arrivino distorte e avevo bisogno di stare in un territorio dove potermi permettere di lavorare con lo studio e con i dischi, se non avessi abitato a Bologna probabilmente non avrei fondato La Victoria Records.

SD: Cosa ne pensi della scena palermitana attuale? Intravedi del potenziale in qualche giovane leva che potrebbe tenere alta la storia della tua città?
LS: Palermo è sempre stata piena di talenti, da Stokka & Buddy a Gotaste, da Killa Soul a Street Food, dai Combo Mastas a Davide Shorty. Mi capita spesso di scendere, conoscere gente nuova e rimanere sorpreso, ma devo dire che tra tutti i Gorilla Sauce sono quelli che mi piacciono di più, Turi Moncada, Nevra, Issel e Frank Popa sono i rapper mentre Alex305, Yaweh e Valentino sono i produttori. Andateli a cercare.

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SD: In questo tuo disco in uscita il 21 aprile si sentono chiaramente delle sonorità jazz e delle batterie molto particolari che legano bene tra loro. Cosa ti ha portato a voler inserire, nelle atmosfere che poi sono state create, questo genere musicale? Hai studiato personalmente storia della musica? O hai seguito l’ispirazione del momento?
LS: Di teoria musicale ne so veramente poco, ho studiato i dischi, sono cresciuto con l’Hip Hop e la musica urban dei ‘90 che aveva un sound ipnotico e deep, almeno quella che piaceva a me, e ho sempre ascoltato generi alternativi, dalla house alla techno, dalla jungle alla drum & bass, dal soul al funk. Quando ho iniziato a lavorare al disco sapevo che volevo fare un disco che racchiudesse tutte le mie influenze e esprimerle senza limiti, è stato un flusso perenne durato due settimane.

SD: Notiamo anche delle sonorità molto in linea con il tuo background artistico. Questo progetto è il sintomo di qualcosa che è scattato in te e ti ha spinto a esprimere la tua creatività o semplicemente ti sei messo a fare quello che riesci a fare meglio per vederne il risultato finale?
LS: Diciamo che non riesco a stare fermo, ho sempre mille idee per la testa e cerco di svilupparle tutte al meglio. Questo è solo il primo di una serie di dischi strumentali.

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SD: Questo è la prima release che hai interamente prodotto tu. Come ti vedi in questa nuova fase nella tua carriera da solista? Ci saranno altri dischi su questo filone, hai altri progetti da portare a termine che ci puoi spoilerare?
LS: Non è il primo il disco che ho prodotto, basta andare sul mio Spotify per poterli ascoltare. Sono sempre stato un solista, ho fatto interi dischi con Nex e EliaPhoks e tantissimi altri e continuerò a farli. Sì dai, ti spoilero che usciranno a brevissimo il disco di Miss Fritty ‘Gangsta Lady’, il disco di Issel ‘Weekend’, il disco di Engeezo, Skinny Raise e Engeezo ‘Korowai’ e il disco di No Wordz ‘Vi Chiedo Scusa’ tutti interamente prodotti da me. Inoltre sto lavorando ad un progetto con Nex che spero vi possa annunciare il prima possibile! Seguiteci sui social e sui canali di streaming, abbiamo almeno un’uscita a settimana!

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(Txt Valeria Giudicotti x Salad Days Mag – All Rights Reserved)

Mom Jeans ‘Sweet Tooth’ – (Wax Bodega, Counter Intuitive Records)

March 25, 2022 |

Dopo Operation Ivy, Green Day, Samiam e Rancid, Berkeley, città della California ad uno schioppo da San Francisco, è pronta a regalarci la prossima next big thing. Ladies &gentlemen, Mom Jeans.

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Attivi dal 2014, i Mom Jeans, ad oggi, si sono già ritagliati il loro spazio all’interno della scena pop-punk/alternative/emo a suon di ottime release. Per l’ultima di queste, ‘Sweet Tooth’, uscita l’ultimo venerdì di Febbraio, c’era un hype pazzesca. Tanto che le due label responsabili della release, Counter Intuitive e Wax Bodega, hanno fatto le cose in grande. Niente cd, niente cassetta, ma vinile in dodici varianti colore, di cui parecchie esclusive e in tirature limitatissime.

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Doublemint (1000 copie), Clear with Yellow Moon Phase (700 copie), Clear with Bone, Yellow, Doublemint & Pink Splatter (500 copie) e Pink & Doublemint A-Side/B-Side (300 copie) esclusive della band; Half Bone/Half White (500 copie) esclusiva Counter Intuitive; Yellow (500 copie) esclusiva Honey TV; Pink & Clear Galaxy (400 copie) e Bone with Blue and Pink Splatter (350 copie) esclusive Newbury Comics; Baby Blue (250 copie) esclusiva Brooklyn Vegan; Bone (300 copie) esclusiva Banquet Records; Yellow and Blue Twister (300 copie) esclusiva Wax Bodega e Pink (900 copie) per il retail. Non abbiamo idea del perchè così tante varianti, ma parecchie di queste sono già andate sold out. Probabile comunque che non ci sarà una ristampa. Il contenuto musicale del disco è ottimo e la qualità della release vinilica altrettanto, come per tutte le altre uscite a firma Wax Bodega.

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Art direction affidata alle mani di Joel Kirschenbaum, in arte J Crumb, che ha curato anche la parte grafica (logo e facciata poster con testi); fotografie copertina, retro copertina e poster a cura di Cody Furin, Ishan Ghoshal e Samuel Kiss per un artwork che non fa gridare al miracolo ma che rispecchia perfettamente quello che troverete in musica all’interno del disco, un prodotto fresco che vi farà respirare aria d’estate.

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Acquisto consigliatissimo se siete amanti di Descendents, Weezer, Reggie and The Full Effect e compagnia bella. Disco che alla fine dell’anno sarà sicuramente nella top 10/20/50 di parecchi di noi/voi.

NEXT TIME MR. FOX INTERVIEW

March 18, 2022 |

Chi l’ha detto che una metalcore band non possa scrollarsi di dosso questa etichetta volgendo verso altre sonorità?

Il caso dei Next Time Mr. Fox è proprio uno di questi, con un nuovo EP fresco di pubblicazione tra richiami beatdown e scuola metal nordica.

SD: Seguendovi dal precedente album, la prima cosa che voglio fare è complimentarmi con voi. Il percorso artistico intrapreso è sicuramente coraggioso e ambizioso, specie pensando che con il nuovo EP vi siete voluti prendere il rischio di allontanarvi almeno in parte dal vostro passato. Raccontateci innanzitutto come si è arrivati a ‘Babylon’, le prime idee, le jam session in studio e il suo sviluppo generale.
NTMF: ‘Babylon’ è, in tutto e per tutto, figlio del difficile periodo che tutti quanti abbiamo passato negli ultimi due anni. Sia per quanto riguarda la tematica espressa nei testi, sia per quanto riguarda la stesura dei brani dal punto di vista musicale. Abitando tutti in città diverse, che pur essendo vicine ci sono sembrate lontanissime a causa delle varie restrizioni, ci è stato impossibile ritrovarci personalmente e jammare nella nostra sala prove. Abbiamo dovuto ripiegare su un approccio di scrittura digitale, passandoci i vari contenuti tra di noi, per poi approfittare della temporanea “tregua” estiva per registrare le tracce in due studio tra Rimini e Carpi. Con questo EP abbiamo voluto attuare una sorta di esperimento; dal momento che ognuno dei membri della band viene da gusti e background musicali differenti, per la prima volta abbiamo deciso di non cercare un minimo comune denominatore che ci mettesse tutti d’accordo e focalizzarci su quello. Anzi, abbiamo cercato di mettere nelle tracce ognuna delle nostre differenti influenze, dal trash metal al beatdown, dall’epic metal ad un hardcore vecchio stile, confidando nella nostra capacità di poter amalgamare il tutto. Il risultato finale ci ha molto soddisfatti, e siamo certi che questo nuovo stile, o non-stile, sia la cosa più giusta per noi.

SD: Il fatto di esservi scrollati di dosso l’etichetta di metalcore band penso sia il fatto più evidente di questa volontà di procedere spediti verso un determinato percorso. Quali nomi vi hanno ispirato a livello di sound mentre eravate in fase di scrittura?
NTMF: Sicuramente. Fin dal precedente ‘Sunken City’ ci siamo concentrati su un cambio di stile che si era già concretizzato col singolo ‘Basilisk’, precedente all’EP. La dicitura “hardcore-metal” che ci era stata data in alcune recensioni del nostro precedente album ci ha galvanizzato, ed è stato il primo indicatore che ci ha diretto su questo cambio di rotta. A livello di sound, abbiamo amalgamato diverse nostre influenze; ad esempio: Sylosis, Lamb Of God, Gojira, The Haunted, Code Orange, Malevolence, Terror, Trivium. Ogni brano dell’EP denota stili ed influenze differenti. Pur apprezzando ognuno dei brani presenti in ‘Babylon’ trovo che sia proprio la titletrack la traccia perfetta per descrivere i Next Time Mr. Fox odierni, riffing cristallino, ritmiche sostenute e un cantato aggressivo che mi ha ricordato a tratti Vithia (Rise Of The Northstar) e a tratti Bozeman dei Whitechapel. Ci spiegate come sono nati i brani di questo nuovo EP? La parte centrale della nascita di queste tracce è stata probabilmente il necessario lavoro differito di stesura musicale. Essendo forzatamente separati dalle restrizioni, è stato fisiologico, oltre che per scelta stilistica, il dover adattare la scrittura alle differenti influenze di ognuno di noi dovendoci passare di volta in volta tra di noi i vari riff per la costruzione dei brani. A livello vocale, invece, il cambiamento più peculiare è l’inserimento della voce clean del nostro chitarrista Roberto, a cui non avevamo mai dato il giusto spazio. Un valore aggiunto che d’ora in avanti utilizzeremo di più.

SD: Nonostante il DNA sia sempre lo stesso, trovo decisamente molto più d’impatto questo nuovo capitolo rispetto a ‘Sunken City’, sia a livello sonoro che vocale. Ci saranno degli aggiustamenti stilistici sui vecchi brani in modo da avere una scaletta compatta in chiave live o basterà semplicemente l’approccio odierno a livellare il tutto a vostro avviso?
NTMF: A livello di performance live abbiamo sempre avuto uno stile consolidato e questi nuovi brani sicuramente non ci preoccupano. I nostri vecchi lavori fanno sempre parte della nostra storia musicale e dei nostri gusti; siamo certi di poterli portare su un palco assieme alle nuove tracce mantenendo l’impatto che ci ha sempre contraddistinto.

SD: Quali sono state le fasi più complesse nella sessione di scrittura di questo EP?
NTMF: Il lavoro sulle tracce in differita, sicuramente. Ma, tramite questo, abbiamo avuto modo di “forzare la mano” al nuovo percorso stilistico che avevamo in mente. È stato sicuramente difficile, specialmente all’inizio, ma al contempo molto stimolante e il risultato finale prova che questo nuovo metodo ha dato i suoi frutti.

SD: Come penso qualunque vostro ascoltatore, anche io sono rimasto spiazzato da ‘Under The Moon’, soprattutto perché pensando a un EP, viene logico pensare che vengano sparate fuori subito le cartucce più in target con lo stile di una band. Invece coraggiosamente, ecco una ballad. Beh che dire, raccontateci tutto a riguardo, chi ha avuto questa idea, come è nato il brano e il motivo per il quale avete deciso di inserirlo in scaletta!
NTMF: ‘Under The Moon’ voleva essere la dimostrazione che possiamo fare ben altro oltre ad “urlare” e “fare del casino”. Volevamo far vedere che, se vogliamo, siamo in grado di affrontare qualsiasi sfida. A livello stilistico è stato un venir incontro alla passione per i brani acustici di alcuni di noi, fino ad ora mai valorizzata, e il volerci cimentare nuovamente con la stesura di una base musicale in digitale, cosa che per ora avevamo tentato solo col brevissimo interludio ‘R’Lyeh’ in ‘Sunken City’. Dovevamo anche dare il giusto risalto alla voce melodica del nostro chitarrista Roberto, a cui fino ad ora avevamo dato troppo poco spazio e che utilizzeremo molto di più nei brani futuri.

SD: Altro aspetto interessante è la presenza di Alex dei Malevolence in ‘Bestias’, il primo singolo. Ospitata che vuole ricordare ai più le vostre origini hardcore o semplicemente allargare i vostri orizzonti al di fuori dell’Italia? Come siete giunti a lui?
NTMF: Direi entrambe le cose. Le nostre origini hardcore, che tutt’ora permangono, sono indubbie e inoltre i Malevolence sono una delle band che più ci interessano e ci ispirano nell’odierno panorama mondiale. Abbiamo avuto modo di interfacciarci al loro ultimo live in Italia alla fine del 2019. Pertanto, una volta ultimata la stesura di ‘Bestias’ ci è bastato chiedere un featuring direttamente ad Alex e lui si è fin da subito mostrato molto disponibile. Siamo molto felici e onorati di averlo potuto includere in un nostro brano.

SD: Come sempre avete speso molta attenzione sul concept grafico di questo nuovo EP. Chi si occupa di artwork e grafiche? Come è stato sviluppato il concept grafico?
NTMF: Per il concept grafico ci siamo tenuti in linea con quello che è stato fin da subito il titolo dell’EP: ‘Babylon’. Tant’è vero che la copertina rappresenta la Porta di Ishtar, uno degli ingressi alla città antica di Babilonia appunto. Non ci siamo di molto discostati da quello che era il concept grafico di ‘Sunken City’, in fondo.

SD: Visto che in chiave live al momento è alquanto difficile fare previsioni, quali sono i prossimi step in casa Next Time Mr. Fox?
NTMF: Come tutti, speriamo di tornare su un palco vero e proprio il prima possibile. Nel frattempo, ci stiamo attivando per proporre qualche live-streaming sia per tenerci in allenamento che per prepararci a nuove date dal vivo non appena questa situazione sia diventata più accettabile per tutti.

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(Txt Arturo Lopez x Salad Days Mag – All Rights Reserved)

Pagoda interview

March 5, 2022 |

Anni trascorsi tra vari progetti hanno portato Giacomo Asti, musicista originario di Parma, ad intraprendere un nuovo, personale percorso.

Sotto il nome di Pagoda, il cantautore pubblica il suo album di debutto, ‘Amerigo Hotel’, disco di carattere e colori variegati. Con Tom Petty and the Heartbreakers e i REM nel cuore, ma con gli occhi pieni di voglia di scrivere la propria pagina nella musica di questo Paese, ecco Pagoda. L’abbiamo intervistato in esclusiva per Salad Days Magazine.

SD: Come mai hai dato vita a questo nuovo progetto? E cosa ti ha spinto a scegliere il nome d’arte Pagoda?
P: Questo progetto è figlio dei brani che ho scritto in questi ultimi due anni. Non avevo intenzione di iniziare a fare dischi a dire il vero, non era una cosa in programma. Mi sono messo a scrivere canzoni prima che la pandemia arrivasse, più che altro a scopo terapeutico. Avevo bisogno di incanalare le mie energie, i miei pensieri e le mie piccole ossessioni in qualcosa che mi rendesse soddisfatto di me stesso. Ho scelto la musica senza neanche pensarci. Suonavo da tempo nei locali della mia città e in passato avevo già provato a fare pezzi miei, ma senza l’impegno e la disciplina necessari. Quando le canzoni hanno cominciato ad arrivare, una dopo l’altra, ho capito che avrei dovuto fare i passi successivi: registrare, pubblicare e… scegliere un nome! Anche scegliere il nome è stato abbastanza naturale. Mi era capitato di inciampare sulla parola pagoda diverse volte nel corso degli anni e l’avevo sempre trovata misteriosa, simpatica, rispettabile e suggestiva. Insomma, mi aveva sempre colpito in qualche modo. La prima volta che l’ho sentita è stata quando un amico mi ha svelato che uno dei due stabilimenti dismessi delle Acciaierie Falck di Sesto San Giovanni veniva chiamato il Pagoda. La seconda volta ascoltando una canzone di Paolo Conte, ‘Pesce Veloce Del Baltico’. La terza volta quando ho fatto un viaggio in Giappone e ho chiesto alla mia amica/guida come si chiamassero tutte quelle torri di diversi piani che vedevo ovunque. Il mio cervello deve aver riservato un posto speciale a questa parola e quando si è trattato di decidere un nome mi è venuta subito in mente.

SD: Il tuo album di debutto è ‘Amerigo Hotel’. Cosa puoi dirci su questo titolo e su questo album? Ci sono canzoni che sono nate in un modo e finite sul disco in tutt’altro modo?
P: ‘Amerigo Hotel’ è stata la prima canzone a cui ho iniziato a lavorare per questo disco e ho sempre pensato che sarebbe stato il titolo perfetto da dare all’album. Mi suonava (e mi suona tuttora) bene. Le otto canzoni di ‘Amerigo Hotel’ rappresentano solo una piccola parte del repertorio che ho accumulato nel corso degli ultimi due anni. Non voglio tirarmela troppo, ma ho già materiale sufficiente per altri due album. Quando ho deciso di andare a registrare dovevo fare delle scelte e ho pensato che fosse giusto iniziare dai pezzi più immediati e semplici, quelli che non avrebbero avuto bisogno di una produzione massiccia e che non mi avrebbero complicato la vita. Detta così può sembrare una scelta poco ambiziosa, ma in realtà è stata una più dettata dall’urgenza: desideravo mettere su una band, arrangiare le canzoni, registrarle e pubblicarle nel minor tempo possibile. Non volevo esitare o rimuginare troppo sul da farsi. È stato un approccio poco prudente e un po’ incosciente, ma sono contento di aver fatto le cose a modo mio. Abbiamo registrato queste canzoni live, con una band di musicisti fantastici tutti insieme nella stessa stanza. Era tutto ciò che volevo. Certo, ci sono dei difetti qua e là, alcune cose potevano venire meglio, ma non ho grossi rimpianti. Sono molto soddisfatto di tutte queste canzoni. Per rispondere all’ultima parte della tua domanda, no, le canzoni sono finite su disco più o meno come le avevo immaginate. Chiaramente nessuna è aderente al 100% all’idea che avevo in testa, ma nessuna è uscita stravolta dalle fasi di arrangiamento, registrazione e mix. Le riconosco ancora tutte. Sono cambiate, ma non troppo.

SD: Come nascono i testi delle tue canzoni? Arrivano spontaneamente e con facilità o sono frutto di un processo elaborato e incostante? Ci sono testi che ti hanno creato particolari difficoltà?
P: I testi nascono spontaneamente, non direi con facilità, ma non è nemmeno un processo lento e laborioso. Sicuramente finisco prima le musiche, ma di solito riesco a completare una canzone in pochi giorni. Mi aiuta molto scrivere di ciò che conosco, che mi riguarda e mi circonda. E sì, due testi mi hanno messo un po’ in difficoltà: ‘Amerigo Hotel’ e ‘Un’Ora Di Libertà’. La prima perché riascoltandola dopo averla registrata, mi sono accorto che certe parole suonavano proprio male e penalizzavano il canto, così ho dovuto riscrivere certe strofe, cercando di mantenere gli stessi concetti, ma facendo attenzione al suono di ogni singola parola. La seconda perché… il testo non arrivava! Avevo scritto qualche verso, ma non riuscivo a capire dove volesse/dovesse andare a parare la canzone. Le mancava un cuore, un nucleo. Poi, come spesso succede, mi sono sbloccato e in un paio di giorni l’ho conclusa. Ma non è successo all’improvviso. Ho passato pomeriggi interi a sbattere la testa davanti a un foglio bianco di Word.

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SD: Cosa vuol dire per un musicista underground far uscire un album in un periodo storico come quello che abbiamo vissuto e stiamo vivendo, con risvolti cruciali per il mondo della musica dal vivo?
P: Non posso parlare per l’intera scena underground, ognuno avrà stimoli e motivazioni diverse. Ma posso parlare per me e, come dicevo prima, non ho fatto troppi pensieri prima di iniziare questa avventura, ero solo determinato a fare un disco di cui essere fiero. Se mi fossi messo a pensare troppo al mercato musicale odierno e alla situazione dei live (anche) in relazione al Covid penso che mi sarei scoraggiato e non avrei combinato un bel niente. Sicuramente per i prossimi lavori agirò diversamente e mi farò consigliare da chi ne sa più di me, ma dovevo sbloccarmi e ‘Amerigo Hotel’ l’ha fatto.

SD: Tra i tuoi riferimenti ci sono REM e Tom Petty and the Heartbreakers. Se potessi aver scritto un brano per ciascuno di questi gruppi, quali sceglieresti?
P: È dura sceglierne solo una per ognuno di questi artisti, ma ci provo. So già che farò il saputello, scusate, ma parliamo di artisti che amo. Vediamo… per Tom Petty direi ‘The Waiting’. Una canzone semplicemente perfetta. La melodia è entusiasmante, scorrevole, immediata e semplice (non facile). È curata nei minimi dettagli, ma all’ascolto suona tutto così spontaneo e naturale. Fa impressione. Poi adoro l’arrangiamento degli Heartbreakers, un capolavoro di buon gusto. Ma anche il testo e l’interpretazione di Petty non sono da meno. È una canzone che trasuda desiderio ed energia, con quell’amarezza di fondo a rendere tutto ancora più eccitante. Per i R.E.M. dico ‘Man On The Moon’. Una volta Beppe Viola disse: “Sarei disposto ad avere 37 e 2 tutta la vita in cambio della seconda palla di servizio di McEnroe”. Ecco, io sarei disposto ad avere 37.2 di febbre tutta la vita in cambio di ‘Man On The Moon’. È una canzone enigmatica, misteriosa, e beffarda, ma allo stesso tempo commovente e accessibile a tutti. Vorrei averla scritta, arrangiata, prodotta e cantata, anzi, mi basterebbe anche solo una di queste cose. È una canzone enorme. Ogni volta che l’ascolto rimango senza parole.

SD: Parlaci di Parma, dalla prospettiva di un musicista navigato che intraprende un nuovo percorso musicale. Pregi e difetti, senza restrizioni.
P: Senza restrizioni? Ok, sono andato a registrare a Montichiari, nel bresciano. Questo la dice lunga, no? Non che a Parma manchino studi e professionisti di alto livello, ci mancherebbe. Ci sono. Il problema è più mio. Parma è una città chiusa e io sono caratterialmente un po’ chiuso, dovrei sentirmi a mio agio in questo contesto, invece no. È uno di quei casi in cui meno per meno non fa più, fa sempre meno. Non mi sono mai sentito parte della scena musicale parmense (ammesso che ne esista una). Quindi non conosco bene le realtà di questa città, le sue dinamiche. Collaboro con pochi musicisti qui, quasi tutti amici fidati e che stimo artisticamente. Dal punto di vista live, invece, Parma va un po’ a cicli. Ci sono periodi in cui tanti locali fanno suonare e funzionano bene, altri in cui i locali scarseggiano e sono gestiti male. Giudicare l’andamento di questi ultimi due anni sarebbe ingiusto vista la presenza del Covid. Mi auguro che si esca definitivamente dalla pandemia e che tornino a fiorire tante attività che fanno musica dal vivo.

SD: Cosa possiamo aspettarci da Pagoda ora che l’album è uscito? Quali sono i progetti futuri?
P: Il mio primo obiettivo è recuperare il release party già programmato per la data di uscita del disco, ma che è stato rimandato causa Covid. Dovremmo riuscire ad aprile. Incrocio le dita. Poi continuare a suonare live per portare queste canzoni fuori dai confini della mia città e regione. Infine, sto già pensando a qualche singolo da pubblicare prima di immergermi totalmente nella realizzazione del prossimo album. Insomma, se dovessi riassumere i progetti futuri in una parola direi: insistere!

Pic Credits: Maria Buttafoco

The Ghost Inside ‘Rise From The Ashes: Live At The Shrine’ – (Epitaph Records)

February 25, 2022 |

Tutti ricordiamo ancora cosa successe nel novembre del 2015, quando la band di Los Angeles rimase coinvolta in un terribile incidente d’autobus, dove persero la vita un paio di persone e dove gli stessi membri della band…

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…riportarono gravi danni fisici, uno su tutti la perdita della gamba destra di Andrew Tkaczyk, batterista del combo losangelino. Quel giorno tutti pensavano che il capitolo The Ghost Inside fosse giunto alla fine. Dopo anni di dura riabilitazione, fisica e mentale, nella primavera del 2018 la band aveva comunicato che l’avventura sarebbe continuata e nel Febbraio del 2019 ha annunciato che sarebbe tornata on stage, per una sola data, il 13 Luglio 2019 al The Shrine di Los Angeles, andata sold out in quattro minuti. Data che non poteva non essere documentata e che oggi, dopo la release digitale e quella video, ha anche la sua release fisica vinilica. All’inizio di questo mese ‘Rise From The Ashes: Live At The Shrine’ è uscito per Epitaph Records in sei varianti colore, Black, Metallic Silver, Clear with Black Smoke (fuori proprio oggi in esclusiva sul sito della band), Orange, Yellow e Red. E proprio quest’ultima variante ci siamo portati a casa. Ritorno live in pompa magna per la band di L.A. che, nonostante le difficoltà di tornare su un palco dopo quello ha passato, non ha perso la grinta e la ferocia a cui ci aveva abituati. Venti pezzi che ripercorrono tutta la loro carriera dagli esordi fino a ‘Dear Youth’, con un riversamento su vinile di buona qualità; quello che esce dalle casse è quello che volete esca dalle casse. Menzione particolare all’artwork che non poteva che essere curatissimo.

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Sulla copertina l’illustrazione realizzata da Jordan Buckley (ex-Every Time I Die) per il poster che promuoveva il ritorno sulle scene della band losangelina. Jason Link, senior art director di Epitaph Records, e Jim Riley, bassista della band, hanno pensato fosse perfetta per la copertina dell’album e hanno così deciso di riadattarla in square format, aggiungendo della carta olografica su tutti i bordi così da dare l’idea che l’illustrazione prendesse vita. Missione compiuta.

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Foto retro copertina e interno gatefold a firma Jonathan Weiner, amico di vecchia data e, da sempre, collaboratore della band.

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Design degli sleeves affidati invece alle cure di Kevin Moore di Soft Surrogate Design, che ha usato le foto dei case della band ispirandosi a quanto avevano fatto i Metallica nel 1993 per ‘Live Shit Binge And Purge’. Ritorno in grande stile per la band della città degli angeli, suggellato poi dall’ottimo self-titled uscito nel 2020.

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Portatevi a casa questo ‘Rise From The Ashes’ perchè è la testimonianza di qualcosa di grande che è successo e che in molti pensavano non sarebbe mai capitato. Il resto è storia dei nostri giorni. Non vediamo l’ora di vederli on stage a Milano questa estate.

Io E I Gomma Gommas interview

February 17, 2022 |

Abbiamo intervistato Io E I Gomma Gommas, che escono con un nuovo album e celebrano due decenni tra punk rock e classici della discografia italiana.

SD: Venti anni sulle scene, ne avrete viste di cose… Quale è la top 5 dei migliori momenti della vostra band in tutti questi anni?
IEIGG: Ce ne sono tantissime di cose da mettere nella Top 5, così di getto proviamo con queste, in ordine sparso:
N.1 – Suonare come band ospite a Lamezia Terme al DemoFest 2009 prima di Arisa e Roy Paci e Aretruska, davanti a un bagno di folla (i giornali dell’epoca parlavano di oltre centomila spettatori).
N.2 – Suonare a Comiso in Sicilia prima e dopo lo spettacolo del Mago Forrest, da piegarsi in due dalle risate.
N.3 – Andare una settimana in America in studio con Ryan Green per prendere parte al mixaggio e al mastering del nostro primo album. Esperienza pazzesca. Quante cose sono successe in quelle giornate!
N.4 – Primo concerto all’estero allo Street Food Festival di Neresheim in Germania. Vedere il pubblico cantare le nostre canzoni anche all’estero ci ha fatto sentire famosi! Ahahahah…
N.5 – Concerto alla Corte dei Miracoli a Siena qualche settimana prima dell’inizio della pandemia, locale pieno zeppo, pubblico scatenato e pogo dal primo all’ultimo brano del live. Ci è rimasto nel cuore e a pensarci oggi sembrano passati dei secoli.
N.6 – I featuring dell’ultimo album, da Pela (cantante della nuova band di Marky Ramone) a Davide Toffolo. Ancora ci sembra incredibile! Avevi detto 5… Abbiamo sforato ahahahah…

SD: Ovviamente avrete visto e vissuto anche cose assurde. Vi andrebbe di condividere con noi un aneddoto folle, di quelli difficili da credere per chi non l’ha vissuto?
IEIGG: Una storia con scene da film, ci è successa qualche anno fa. Suonavamo in un locale situato in una zona industriale vicino Foligno. Prima del live stavamo fuori a fumare qualche sigaro e a bere birra, ad un certo punto assistiamo ad uno speronamento tra auto lungo il rettilineo adiacente al locale… una Smart speronava un’altra auto molto più grande, cercando di mandarla fuori strada. Le auto procedevano a folle corsa, la macchina speronata dopo aver fatto un’inversione entra nel parcheggio del locale e prova a parcheggiare, mentre la Smart gli va addosso bloccandogli la fiancata opposta alla guida… dall’auto scende un ragazzo sulla trentina che cerca di entrare nel locale, nello stesso tempo scendono dalla Smart due ultrasessantenni enormi (ci chiediamo ancora oggi come potessero entrare in una Smart) che bloccano il ragazzo e lo iniziano a pestare a sangue, con una violenza inaudita. Gli prendono la testa e iniziano a sbatterla nell asfalto… ci rendiamo subito conto che la situazione sta precipitando, così interveniamo blocchiamo i due signori e chiediamo l’aiuto dei ragazzi del locale, subito dopo arriva la Polizia. Il ragazzo era alticcio e sconvolto, continuava a dire: “me só cagato addosso! M’avete fatto cagare addosso!”. E ci accorgiamo che veramente se l’era fatta sotto (la puzza dopo poco è diventata nauseante). Dopo tutti gli accertamenti del caso con la Polizia capiamo che il ragazzo aveva rotto lo specchietto della Smart e non si era fermato, così è partito l’inseguimento… dopo ore di ritardo siamo riusciti a fare il concerto.

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SD: Parliamo invece del presente. Nuovo album, nuove collaborazioni. ‘…E Vennero Fuori I Lupi’ è uscito da poco, ma è stato scritto e registrato da tempo. Come è cambiato il rapporto tra voi e queste canzoni, dopo averle fatte (forzatamente) sedimentare durante il periodo della pandemia? A mente fredda, c’è qualcosa che avreste fatto di diverso?
IEIGG: Bhe diciamo che per la prima volta anche Filo (chitarra/voce) lo ha ascoltato più volte! Ahahahah. Dovete sapere che odia risentire la sua voce e solitamente non ascolta mai gli album dei Gommas. Questo fatto ci ha fatto ben sperare ed è stato già un buon segnale. Le canzoni scelte rispecchiano pienamente quello che avevamo in mente e danno secondo noi un quadro abbastanza dettagliato del fermento artistico che girava in Italia in quegli anni. Quindi non cambieremmo praticamente nulla… poi ovvio se lo registravamo oggi magari sarebbe venuto completamente diverso!

SD: Avete creato un video in stop motion spettacolare per il singolo ‘Tanto Pe’ Canta’, con ospite illustre Davide Toffolo dei Tre Allegri Ragazzi Morti. Come è nata questa idea? Quali sono le difficoltà nel creare un visual in stop motion di alto livello? C’è qualche video che vi ha ispirato nella realizzazione del vostro progetto?
IEIGG: Il videoclip è nato dalla pazza mente del nostro chitarrista/cantante Filo. L’idea era far incontrare El Tofo (Davide Toffolo) e Fortunello (Ettore Petrolini) e l’unico modo era in un mondo fantastico ovviamente. Le difficoltà nell’affrontare un lavoro del genere sono innumerevoli, da quelle più basilari, tipo costruire i pupazzi in modo che riescano a muoversi abbastanza bene, alla costruzione della scenografia, fino ad arrivare alle cose che sembrano più semplici, ma che non lo sono affatto, come posizionarsi per inquadrare al meglio i personaggi… per non parlare poi del montaggio e la sincronizzazione a tempo. Per la fotografia Filo si è completamente affidato alla maestria della bravissima fotografa Nicoletta Pasquini (Foto F Lab). Pensate che per questo lavorone Filo e Lele (batterista dei Gommas) si sono arrangiati con quello che avevano, rendendo questo videoclip ancora più pazzesco. Per dirne una, il bellissimo pellicciotto de El Tofo è stato ricavato rubando un Gilet di pelo della compagna di Filo. Le ispirazioni sono state diverse: sicuramente El Tofo e Fortunello sono personaggi che, nella testa di Filo da sempre affascinato da questa tecnica, e dal grande Tim Burton, si prestano a diventare pupazzi… Già in passato Filo si era cimentato con lo stop-motion realizzando il videoclip di ‘Nel Blu Dipinto Di Blu’ (che vi consigliamo di andare a vedere).

SD: Avete rivisitato diversi classici e anche diverse perle nascoste della discografia italiana in questo album. C’è qualche brano che avreste voluto includere ma che non sarebbe rientrato nella linea dell’album?
IEIGG: Sono diverse le canzoni che non abbiamo messo o concluso. Ci sarebbe piaciuto inserire un brano dei primissimi Skiantos, tipo ‘Eptadone’ o ‘Gelati’, ma purtroppo poi sarebbero stati 17 i brani nel disco… e visto il periodo, abbiamo deciso che forse era meglio non sfidare ancora la sorte. Ahahahah.

SD: Se poteste invitare qualsiasi artista italiano come ospite sul prossimo album, chi invitereste?
IEIGG: Sarebbe bellissimo avere Gian Maria Accusani (Sick Tamburo, Prozac +): per quello che rappresenta per la musica punk italiana e per molti altri motivi….e non per ultimo per la bella persona che è.

SD: Venite dalla provincia di Ancona. Le Marche sono terra florida per la musica underground? Quali sono i luoghi di riferimento nella vostra zona per chi vuole ascoltare musica indipendente? Ci sono band e artisti che dovremmo ascoltare?
IEIGG: La scena marchigiana è viva e florida, anche se purtroppo dobbiamo constatare che tra le band c’è poca collaborazione. Per quanto riguarda la nostra band, nella nostra zona, c’è sempre stato molto scetticismo, probabilmente perché facciamo cover… o forse perché siamo molto belli! Ahahahah. Se vuoi ascoltare musica indipendente nella nostra zona devi andare al Loop ad Osimo o al nuovo Circolo Dong zona Macerata e d’estate all’Igno Park (bellissimo skatepark) di Osimo e al Lazzabaretto di Ancona. Ci sono ottime band e artisti della nostra zona che meritano sicuramente un ascolto. Ad Osimo siamo cresciuti con Aurelio Laloni in arte Joe D’elirio. Tra le band storiche (generi più disparati provincia di Ancona) ascoltatevi per esempio: Gli Amici Dello Zio Pecos, Kurnalcool, La Tosse Grassa, Dadamatto, The Gentlemens… tra quelle più recenti ci sono i Pomodoro Troppikaos, la scena Castello Hardcore Crew con i T-Rex Squad, The Livermores, The Dinasyt o anche la nuovissima realtà Bruma Records con i Dr. Furia.

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SD: Se poteste cambiare qualcosa nel panorama musicale italiano, cosa cambiereste? E cosa invece pensate sia una qualità da preservare?
IEIGG: Nel panorama musicale italiano troviamo ancora poca collaborazione e poca condivisione. Questa cosa accade soprattutto nel mondo indipendente. E poi ci fa davvero strano notare che la maggior parte delle critiche non costruttive provengono quasi sempre da chi la musica la suona solo nella propria sala prove, questo atteggiamento va sicuramente cambiato. Quindi la qualità da preservare quando la si trova nella musica è appunto la condivisione.

SD: Cosa c’;è in arrivo, a ridosso dell’uscita del vostro album? Tornerete dal vivo? Avete già concerti confermati?
IEIGG: In arrivo ci saranno altri videoclip… e poi vorremmo ritornare a fare tanti live, come facevamo prima della pandemia. A questo ci sta pensando la Make A Dream. Per ora possiamo dirvi che ad Aprile recupereremo il concerto che dovevamo tenere al Traffic di Roma a Gennaio.

Noyz Narcos ‘Virus’ 2022 – Believe Music, Thaurus, Propaganda Agency

January 28, 2022 |

Annunciato a sorpresa all’inizio di Dicembre, è diventato fin da subito una delle release più attese del 2022. Non potevamo quindi non iniziare l’anno con ‘Virus’, il nuovo studio dell’ottavo Re di Roma, Noyz Narcos.
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Nightwatchers interview

January 15, 2022 |

I Nightwatchers sono una band punk e vengono dalla Francia. Hanno appena pubblicato un interessante album chiamato ‘Common Crusades’, un disco che mette in luce le gravi ombre della società post-coloniale francese.

Un album carico di significati e allo stesso artisticamente notevole. Abbiamo fatto una chiacchiarata con Julien Virgos, cantante della band.

SD: Il vostro nuovo album ‘Common Crusades’ è uscito da poco. Qual è il feedback?
NW: Finora il feedback è buono! Siamo molto felici del risultato, non vediamo l’ora di suonare il nostro nuovo set in tutta la Francia e l’Europa.

SD: È un album molto esplicito su antiche questioni sociali come il colonialismo e le loro conseguenze nella società moderna. Cosa vi ha spinto a scrivere un album del genere? Pensate che il punk possa avere un impatto nella società francese quando si tratta di questo tipo di disuguaglianze sociali?
NW: Abbiamo scelto questo tema dopo due dischi sulla violenza della polizia, perché la gestione contemporanea della polizia in aree prioritarie della politica cittadina è ancora molto influenzata dal periodo coloniale, senza che questa eredità sia sempre consapevole. Gli scritti di Malika Mansouri o di Manuel Boucher sono molto interessanti su questo tema. Trovo importante sottolineare i legami che esistono con questo periodo e soprattutto con questo territorio, quello dell’impero coloniale francese, che spesso tendiamo ad evitare quando pensiamo alla storia della Francia. L’Algeria era un dipartimento francese non molto tempo fa. La società sta cambiando e le cose si stanno muovendo su questi temi, direi di sì, ma non saprei dire in che modo. La musica punk può avere un impatto nella società francese, su scala molto piccola… il nostro album non cambierà molto riguardo ai problemi che affrontiamo, ovviamente. Ma l’obiettivo è quello di informare e illuminare un argomento di cui la gente non parla / scrive molto nella scena punk / alternativa francese.

SD: Perché la Francia è afflitta dai problemi che riportate nei vostri testi? C’è qualche tipo di critica verso il colonialismo al di fuori delle controculture radicali?
NW: La colonizzazione francese rimane un argomento molto divisivo, basta vedere gli ultimi dibattiti sulla commemorazione di Napoleone Bonaparte. Negli ultimi anni il cursore politico si è chiaramente spostato verso la destra conservatrice, in Francia come nel resto d’Europa. L’attuale governo ha deciso di fare della lotta contro l’”Islam radicale” o “Islam politico” una priorità, in nome della coesione nazionale e dei “valori della Repubblica francese”. Dal nostro punto di vista, questa lotta si inserisce nella continuità della storia coloniale della Francia, in particolare nel contesto algerino. I nostri governi hanno sistematicamente cercato di imporre lì dei valori cosiddetti “universali”, sostenendo che la pratica dell’Islam è incompatibile con essi. Non si parla molto di colonialismo in Francia al momento, ma sempre più persone cominciano a sottolineare un’eredità postcoloniale che il nostro governo rifiuta di riconoscere. Rifiutano ancora di prendersi la colpa e di affrontare la loro responsabilità storica sui crimini che abbiamo commesso in nome dell’Universalismo ad Haiti, in Indocina, in Algeria, in Camerun e così via. Abbiamo un problema con tutte le parti oscure della storia coloniale, come se parlarne e far luce su di essa equivalesse a sputare sulla Francia. Si viene rapidamente etichettati come islamisti, separatisti o quant’altro. Ci si lava con l’importanza del dovere di ricordare, ok molto bene, ma ci si rende conto che la memoria in questione è molto selettiva, e che ci sono certi passaggi che si preferisce mettere da parte quando turbano un po’ troppo il nostro romanzo nazionale. Non ci sarà nessuna riconciliazione, nessuna unità nazionale in Francia finché tutte le memorie potranno essere espresse e non saranno riconosciute allo stesso modo. Il fumo è una parte triste della storia francese. Anche l’uso del napalm in Indocina. La sistematizzazione della terra bruciata, la tortura e lo stupro in tutte le guerre decoloniali pure.

SD: Che tipo di band menzionereste se doveste descrivere i Nightwatchers a qualcuno che non ha mai sentito parlare di voi?
NW: Se non ci hai mai ascoltato, potrebbe essere descritto come un mix tra band come Red Dons, Radioactivity, Mass Hystery, Eagulls, Sad Lovers & Giants… punk cupo e malinconico. Credo che questo nuovo album sia in continuità con ‘La Paix Ou Le Sable’, esplorando un po’ di più alcuni orientamenti post punk.

SD: È difficile per una band francese cantare in inglese e avere un seguito nel proprio paese? Avete un feedback da altri paesi europei?
NW: In Francia siamo abituati ad avere band punk che cantano in francese o in inglese, non è un problema. Naturalmente ad alcune persone non piacerà se canti in inglese, ma non è insolito. Credo che in realtà ci aiuti ad avere un pubblico più vasto al di fuori della Francia. Siamo stati in tour in Germania, Svizzera, Spagna, Repubblica Ceca, Svezia… almeno possono dare un’occhiata ai nostri testi e capire di cosa stiamo parlando. È bello vedere che i temi che trattiamo interessano molte persone fuori dalla Francia.

SD: Come avete iniziato a lavorare con la vostra etichetta svedese, la Lovely Records?
NW: Dopo i nostri primi 2 EP, abbiamo chiesto alla Lövely se sarebbero stati interessati a lavorare con noi sul nostro primo LP. Li conoscevamo per via di Rotten Mind e Dahmers, soprattutto. Erano interessati, così abbiamo organizzato alcuni incontri su Skype per parlarne e la nostra collaborazione è iniziata abbastanza facilmente! Sono stati super gentili e pazienti con noi.

SD: Dove vorreste andare in tour con questo nuovo album?
NW: Inizieremo con la Francia e l’Europa, ma andremo in tour ovunque sia possibile! Il Sud America sarebbe fantastico, ma credo che dovremo aspettare un po’ a causa della crisi dei Covid… condivideremo un paio di concerti con i Rotten Mind a marzo/aprile, eventualmente altri con Marmol in Bask Country a maggio… annunceremo tutti i nostri piani molto presto!

Volk Flannel x Punk Rock Holiday 10th anniversary new year giveaway!!!

January 1, 2022 |

Happy New Year to everybody! We start the 1st day of 2022 with this banger: almost two Volk Flannel x Punk Rock Holiday 10th anniversary to giveaway.

Hoping the new year will be better than the past one, with less covid restrictions and less police statement, Salad Days Mag with Punk Rock Holiday Festival and Volk Flannel put on a plate two high quality pieces of classic street culture: Punk Rock Holiday x Volk collab – 10th anniversary special edition flannel release! This epic black and white buffalo plaid with orange stripes on Volk signature material that will never lose it’s form, detailed buttons and many more perks is a perfect match to celebrate 10 years of best Punk Rock festival on Earth. This is strictly limited to 300 pieces and will not be re-released. True to size. Please check size: Matic is 1.80 m tall and wears size M. All products are top quality, breathable materials for an excellent wearing experience! Carefully sewn with care and precision by skillful sewstresses! Precisely fitted to all body types. Just choose your size & the shirt will fit!

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-Black and white with orange stripes flannel

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-Tough and rugged but also double brushed for supreme comfort and softness

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-Volk special poly/rayon blend

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-Classic center pleat for added movement and comfort

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-Volk custom embroided button down with button sleeve cuffs, button chest pockets and hidden collar buttonschest Volk logo with a slit to hold sunglasses

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-Shrink and wrinkle resistant

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-Care: Machine wash cold, tumble dry low

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-Regluar fit but runs a little bit bigger

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NOW YOU CAN TRY TO WIN, HOW? FOLLOW @saladdaysmagazine @volk_flannel @punkrockholiday AND TAG #LONGLIVESALADDAYSMAG IN EACH PROFILE. THIS COMPETITION ENDS SUNDAY 9th JANUARY 2022. GOOD LUCK!

punkrockholiday.com
volkflannel.com

Holding Absence ‘The Greatest Mistake Of My Life’ 2021 – SharpTone Records

December 31, 2021 | 1

Per il terzo capitolo della rubrica vi parliamo di un disco uscito lo scorso Aprile… ma che è il mio disco dell’anno… quindi giusto parlarne prima che l’anno finisca.

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Holding Absence arrivano da Cardiff, Galles, sono in giro dal 2015 e suonano un “alternative rock/post-hardcore” che farà felici tutti i fan dei Saosin Cove Reber-era e degli ultimi Architects e Bring Me The Horizon. Dopo svariati singoli, uno split ep con i Loathe (2018) e l’album di debutto omonimo (2019), ad inizio primavera 2021 hanno rilasciato ‘The Greatest Mistake Of My Life’, preceduto dal singolo ‘Afterlife’, che lasciava presagire ottime cose.

Il disco è uscito per l’etichetta americana SharpTone Records, sussidiaria di Nuclear Blast ed è finito nelle top 10, top 20, top 50 dei dischi dell’anno di praticamente tutte le riviste/webzine del settore. Vinile rilasciato in cinque varianti colore, di cui ce ne sono passate tra le mani un paio, la Purple with Grey Splatter (tiratura 500 copie) e la Oxblood on Creamy White (tiratura 500 copie). Il disco è una mina e l’edizione in vinile non è da meno. Doppio vinile, gatefold e con doppio inserto con tutti gli scatti della giovane fotografa inglese Bethan Miller a comporre l’artwork.

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Foto che rispecchiano appieno quanto trattato nel disco, la vita che incontra la morte, la vita che continua e l’amore che non finisce mai. Produzione del disco impeccabile affidata alla mani di Dan Weller, come impeccabile la resa dei dischi sul piatto.

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Vi diremmo di non lasciarvelo scappare, ma al momento l’unico modo per portarvi a casa una copia fisica di questo fantastico disco è sui canali di secondary marketing, nell’attesa che venga (speriamo) ristampato.

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The Black Lips @ Circolo Magnolia, Milano – recap

December 17, 2021 |

E’ stato scritto e detto tutto riguardo ai Black Lips, questa volta approccio ‘sta pagina bianca un po’ meno gasato del solito. Una mezza idea mi viene, funzionerà?

Come è stata la mia prima volta live con Cole, Jared e compagnia? Mille anni fa, grandi aspettative. Tour europeo nel periodo pre-Vice. Facciamo fatica, pur consultando il mio omonimo Barcella ed i massimi esperti di garage italiani, a ricostruire il tutto. Era il tour di ‘Let It Bloom’? O addirittura del secondo su Bomp!, quello dal titolo interminabile? E, soprattutto, dove avevano suonato? Sicuramente non nei posti “istituzionali” (cazzo, erano veramente fuori per i tempi), parlo di Bloom et similia. Mi ricordo una vasca in solitaria per vedermeli, tanto che associo quel concerto al cuneese (come direbbe Totò: “io sono andato a vedermeli a Cuneo”). I Black Lips si portavano dietro una fama di cazzari, distruttori: vomito, nudità, elicotteri (per i maschi che leggono dovrebbe essere chiaro di che tipo di elicotteri stiamo parlando). Mi ricordo che me li aveva fatti ascoltare in negozio il buon Cattaruzza, Hangover. In un periodo che a Milano era tutto “post” Sottopressione. Atmosfere pesanti, nere. Gli chiedo di questi Black Lips, e lui mi mette il primo, l’omonimo. WOW, dico, ‘sta roba è allegra, ma anche molto potente! Comunque. Grandi aspettative! Tanto grandi, che alla fine il concerto era filato via “liscio”, quasi normale, comunque senza troppi sussulti. E’ vero, eravamo abituati bene: scene come i pieni dei Good Riddance al Tunnel penso siano state il nostro benchmark milanese per ogni live da lì in poi, in quanto ad “aspettative”. Detto ciò. Mai come in quel caso Chuck D ci aveva visto giusto: ‘Don’t Believe the Hype’.

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Fast forward, ed arriviamo a dicembre 2021. Da buon punkettone non seguo i Black Lips dall’esplosione Vice. Ma in questi turbolent times sono come ‘L’Attimo Fuggente’: carpe diem, ci devo andare! Aspettative meno di zero. L’aggiunta al lotto di Zumi Rosow, musa di Gucci, certo non mi aiuta in quanto a “punti scena”. Anche perché non credo che Alessandro Michele passi le sue serate ad ascoltarsi i dischi dei Black Lips. Sapete bene cosa penso di certe operazioni “moda meets underground”, in generale “mainstream meets underground”. Penso che l’effetto “scimmietta allo zoo” sia dietro all’angolo. Conclusione? Concerto dell’anno (e quest’anno ho visto i Kobra, i Golpe… ma anche i Sons Of Kemet o Fatboy Slim). Cazzo se ci siamo divertiti. Cazzo se si divertono. Ultima data del tour europeo: ci siamo pure beccati il finale/bonus con ‘Hippie Hippie Hooray’, LA cover per eccellenza. Per dirla come i Napalm Death: questi sono “Leaders, not Followers”.

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P.S.
Thanks to Paolo Proserpio, possiamo anticiparvi che i Black Lips sono ora a Parigi, per registrazione nuovo album. YES.

P.P.S.
A parte Gucci, tanta Italia nei Black Lips. E’ gente che ne sa, poche palle. Guardatevi il loro Instagram. E sentitevi i loro pezzi: qualcuno ha detto Pooh?

(Txt fmazza1972 & Pics Paolo Proserpio)

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Hot Mulligan ‘I Won’t Reach Out To You’ 2021- Wax Bodega

November 26, 2021 |

Non è stato facile scegliere la release vinilica novembrina. Tra le tante (prime stampe o ristampe) uscite che ci sono passate tra le mani, alla fine l’hanno spuntata gli Hot Mulligan, quelli che a quanto pare sono la #1 hot new band (cit.)

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Hot Mulligan sono un quartetto (erano un quintetto fino a qualche mese fa) del Michigan di recente formazione (2014) ma che nel corso di questi anni si è guadagnato fin da subito la stima del pubblico, e l’apprezzamento della critica, a suon di ottime release. L’ultima di queste, ‘I Won’t Reach Out To You’, è un ep di cinque pezzi uscito a maggio per l’etichetta Wax Bodega, nuova label di Philadelphia nata nella primavera di quest’anno da un’idea di Zack Zarrillo (già co-fondatore di Bad Timing Records) e che ha già avuto modo di farsi apprezzare per le splendide release di artisti come Mat Kerekes (Citizen), Gates (nuovo ep uscito a fine ottobre e vinile in uscita a dicembre) e Super American (fuori con uno dei dischi più interessanti del 2021). La prima stampa di ‘I Won’t Reach To You’, distribuita da Many Hats Endeavors (altra creatura di Zarrillo), è uscita lo scorso maggio in cinque varianti colore (per un totale di 1850 copie) andate esaurite praticamente subito. Wax Bodega ha ascoltato le numerose richieste e a inizio novembre ha rilasciato la seconda stampa, questa volta in sole due varianti colore, la prima Half Pink/Half Clear with White Splatter (tiratura 500 copie e disponibile solo sul sito di Wax Bodega) e la seconda Pink (tiratura 750 copie e disponibile solo durante le date del tour e da selezionati retailers US – per il momento), entrambe con etched b-side.

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Come per tutte le altre release di Wax Bodega, anche questa esce con il consueto obi-stripe realizzato da Matt Delisle di Eat Cold Pizza che rende riconoscibili tutte le uscite dell’etichetta e che riporta sullo stesso tutte le info di ogni release.

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Artwork affidato alle cure di Andrew Zell, digital artist del Wisconsin (e grande fan di Hot Mulligan) che in passato ha curato i lavori di band come Carousel Kings, August Burns Red e Texas In July e che ha realizzato l’artwork per ‘I Won’t Reach Out To You’ a stretto contatto con la band, utilizzando alcune sue foto scattate durante un viaggio presso il Canyonlands National Park in Utah e mashuppando il tutto con alcuni suoi lavori che i membri della band hanno personalmente scelto. E il risultato è quello che potete vedere nella gif e nelle immagini qui sotto.

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Altra release di qualità quindi per la label di Philly che vi suggeriamo di tenere d’occhio in quanto avrà in serbo parecchie bombette in uscita da qui in avanti.

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