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Salad Days Magazine | April 19, 2024

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DISCOMOSTRO ‘MOSTROPATIA’

DISCOMOSTRO ‘MOSTROPATIA’
Salad Days

Review Overview

8
8
8

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DISCOMOSTRO
‘Mostropatia’-LP
(Professional Punkers)
8/10


Fino a ‘Mostropatia’ non ho mai dato particolare attenzione ai testi e a chi li scrive: anzi. Il tutto, come immagino per molti di noi/voi, viene dai tempi del liceo. Milano. Fine anni ’80. Città Studi, diciamo “quasi periferia” Est. Non una “bella” scuola la mia, tanto che si chiamava con il suo numero cardinale, era il “tredicesimo” (ora è il “Pascal”, quindi decisamente peggio). Avevo una tipa, col doppio passaporto Italia/US, essendo nata a Raleigh, North Carolina. Questo bastava ai collettivi di sinistra del Tredicesimo, e ai loro numerosi leccapiedi, per bollare lei come la “yankee”, e me come “il tipo della yankee”. Mai toccare la tipa ad un liceale, soprattutto se quel liceale iniziava a frequentare ambienti “estremi”, tipo hardcore e centri sociali. Cazzo la mia tipa è nata a Raleigh, la patria dei Corrosion Of Conformity. La mia tipa mi regala le magliette della North Carolina University, la prima squadra di Michael Jordan. La mia tipa porta i giubbotti / college tipo i Queers. La mia tipa porta le felpe della Champion tipo gli Youth Of Today. E cazzo, lei l’unica nella scuola, ed è la mia tipa! Risultato? Aderenza totale all’anarchismo (più o meno “cazzone”), e odio “senza se e senza ma” per tutto quello che era “di sinistra”, compreso le loro icone. Non ho mai sopportato Jim Morrison. No ho mai sopportato “Jim Morrison è un poeta”. Non ho mai sopportato i poeti. Non ho mai sopportato i testi. Non ho mai sopportato chi si dà un tono tipo “la voce della generazione”.

Mi ricordo, a memoria, due testi, ma proprio due. ‘Anarchy In The UK’ e ‘Beat On The Brat’. A seconda delle mie diverse fasi, ma anche dell’umore, degli ascolti, ho pensato a questo: la voce come strumento musicale (Patton, Bjork). La voce come arma del front man (Koller, il grind). La voce come generico “messaggio” (il rap, Chuck D). La voce come un bel pugno in faccia (Rollins, Anselmo). Poi arriva ‘Mostropatia’, il terzo atteso (e travagliato, purtroppo) Discomostro. Non so cosa scrivere, pagina bianca, vuoto. Sarebbe la (solita?) mia rece a tirar merda sulla critica “di regime (alternative/indie/punk)”, sulla generazione ‘Disconnection’. Gente che prima gli Skruigners ed ora i Discomostro non se li cagano di striscio. Anzi. Troppo giovani. Troppo sporchi. Troppo fuori. Fumano. Bevono. Stanno con la Tube, quindi sono commerciali. Ma i Discomostro si meritano di meglio. Quindi parlo con Massi Lanciasassi. E gli chiedo aiuto. Massi se ne esce con la schiacciata dalla linea del tiro libero: “Franz, ma lo sai che il testo di ‘Troppo’ dice le stesse cose di ‘I Contain Multitudes’, dall’ultimo di Bob Dylan?”. What the fuck? Bob Dylan, il premio Nobel per la letteratura? Quel Bob Dylan? Non ci credo. Quindi mi leggo ‘Troppo’, e mi sento quella lagna che è ‘I Contain Multitudes’. E’ proprio vero! Mi leggo il resto. Prendo dai miei scaffali ‘Mostroscopia’. E continuo a leggere. ‘Stuzzicadenti’. ‘Gelato’. E prima ‘Spargisale’. ‘Frullatore’. Ma questi testi sono come ‘Beat On The Brat’! Parole, oggetti che non sono generalmente “tituli”, roba che il talento di Carlame trasforma in storie, qualcuna anche “grossa”. Concludo. Prima volta che mi tocca ammettere che un testo può dare qualcosa in più ad una canzone. Prima volta che mi tocca ammettere che un songwriter può dare qualcosa in più al suo gruppo, qualcosa in più della sua presenza, del suo carisma, della sua reputazione, dalla sua esperienza. Carlame non vincerà mai il Nobel (e per fortuna). Io non vincerò mail il Pulitzer (e per fortuna). Ma se il mondo (alternative/indie/rock/punk) fosse giusto, ‘Mostropatia’ sarà il riferimento, l’asticella che in ambito hardcore evoluto (e non) chi esce quest’anno dovrà superare. Italiano (e non). Gran gruppo. Gran botta.
P.S. …e gran grafica.
(franz1972)

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