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Salad Days Magazine | April 25, 2024

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Every Time I Die ‘Low Teens’

Every Time I Die ‘Low Teens’
Salad Days

Review Overview

9
9
9

Rating

EVERY TIME I DIE
‘Low Teens’-CD
(Epitaph)
9/10


Moriranno pure ogni volta, ma piuttosto sembra che dal 1999 gli Every Time I Die siano in perfetta salute, e che oggi si dimostrino più che mai in gran forma. La band di Buffalo è emersa dallo sciagurato delirio metalcore degli anni ‘00 facendo apprezzare una propria cifra originale, composta da sonorità southern rock, complesse ritmiche math e un pizzico di ironia, in un ambito in cui tutti si prendevano fin troppo sul serio, e oggi con gran merito può dirsi una grande rock/metal band americana. È un grande piacere, soprattutto per chi li ha seguiti fin dall’inizio, poter dire che nel 2016 gli ETID hanno pubblicato quello che probabilmente è il loro miglior album, l’ottavo nel totale, il quarto per Epithaph, dal titolo ‘Low Teens’. Uscito il 23 settembre, ha fatto registrare il miglior debutto di sempre per la band, che è riuscita negli anni a evolversi, conquistando nuovo pubblico senza per questo perdere un singolo fan della prim’ora. Grande qualità, coerenza, maturazione, sono gli elementi che fanno di ‘Low Teens’ il fiore all’occhiello della produzione degli Every Time I Die, dimostrati in ognuna delle ben quindici tracce che compongono l’album (in versione deluxe), non comprensive di inutili intro o interludi vari. Un album che quindi si presenta subito come denso di emozioni da esprimere a tutti i costi, che prendono spunto da esperienze di vita dolorose del cantante Keith Buckley e di sua moglie, ricoverata in terapia intensiva in seguito a gravi complicazioni legate al parto, come raccontato esplicitamente in ‘C++ (Love Will Get You Killed)’. La delicatezza e la forza delle narrazioni si mischiano senza mai abbandonarsi a stilemi pacchiani o smielati, ma anzi creando un solido e potente muro di suono, come dimostrato anche nel singolo ‘It Remembers’, in cui sorprendentemente appare Brendon Urie dei Panic! At The Disco, che viene elevato dai cazzuti riff come nessuno si sarebbe atteso. Tali prove di maturazione trovano complemento in tracce che ripropongono e approfondiscono il classico stile degli ETID, e in cui si mischiano ancor più sapientemente varie forme musicali: impronte thrash in ‘I Didn’t Want To Join Your Stupid Cult Anyway’, screamo e hardcore in ‘Petal’, tanto groove in ‘The Coin Has I Say’, poi lo stoner di ‘Religion Of Speed’, le sfuriate metal in ‘Just As Real But Not As Brightly Lit’, le melodie di ‘Map Change’, ma soprattutto le pazzesche sezioni ritmiche che si susseguono un po’ ovunque, la voce di Buckley eclettica e splendida come non mai, e quel gusto southern che riempie l’anima. ‘Low Teens’ è tragico, è divertente, è una vera bomba.
(Francesco Banci)

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