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Salad Days Magazine | March 28, 2024

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Feral Light ‘A Sound of Moving Shields’

Feral Light ‘A Sound of Moving Shields’
Salad Days

Review Overview

7.5
7.5
7.5

Rating

FERAL LIGHT
‘A Sound of Moving Shields’–TAPE
(Sentient Ruin Laboratories)
7.5/10


I Feral Light sono una band di Minneapolis composta da Jeff Scheuermann (Incarnate Deity, ex-Finger of Scorn), Andy Schoengrund (Wolvhammer, Empires, Manetheren) e Andrew Reesen (ex-Censer). É proprio il diverso background dei membri del gruppo, che amalgama generi distinti e distintivi come il black metal, il post-punk e il crust, a tessere le trame di ‘A Sound Of Moving Shields’, Ep di debutto della band che aveva già rilasciato un demo omonimo nel 2015. Prodotto da Sentient Ruin Laboratories, etichetta statunitense 100% DIY che, nel passato, si è occupata di promuovere negli States anche diverse band italiane come Buioingola e Viscera, il disco è una sorta di manifesto che affronta il mondo contemporaneo dal punto di vista socio-politico, riprendendo una delle tematiche che da sempre hanno caratterizzato il genere crust: gli orrori auto-distruttivi della guerra. L’elemento di innovazione è però dato dall’intrecciarsi dei diversi generi che riescono così a creare una musica cruda e intensa come una ferita mortale, una devastazione senza speranza che trascina l’ascoltare in un vortice di tensione, prendendolo ferocemente per la gola. L’album si apre con ‘The Mercenary’, un pezzo che mette fortemente in primo piano l’urgenza comunicativa del trio grazie ad un intro circolare e ipnotico che lascia spazio ad un un mid tempo grezzo e feroce. ‘Hell By Compass’ è un brano che appare molto più sconsolato e che mette bene in evidenza il sound della band grazie a riff molto vicini alla tradizione black che si scontrano però con una voce ruvida e graffiante e che, lentamente, si trasforma in una marcia funebre tortuosa e sgraziata che trasmette sia dolore che rabbia. Non c’è gioia in questa musica, non esistono sentimenti positivi ma il sound è comunque vitale e vibrante. Ne sono un esempio ‘Baptized In Shellfire’ e ‘In Glorious Battle Sain’, pezzi centrali del disco nei quali i territori sonici irrequieti e funesti creati da riff cadenzati e lugubri si scontrano frontalmente con la rabbia del punk. L’epilogo è lasciato a ‘Ultima Ratio Regum’, un brano che è dunque l’ultimo atto di una guerra senza scampo. La locuzione latina era infatti stata fatta incidere da Luigi XIV sui suoi cannoni ed è ormai divenuta proverbiale nel senso che la forza, nei regnanti, supplisce gli argomenti. E sono proprio palle di piombo quelle che ci cadono addosso durante l’ascolto di questo pezzo, pesante e claustrofobico come una pioggia di macigni pronta a seppellirci tra le macerie della nostra esistenza.
“Se vuoi un’immagine del futuro, immagina uno stivale che calpesta un volto umano — per sempre”. 1984, George Orwell
(Serena Mazzini)

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