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Salad Days Magazine | April 19, 2024

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JERRY A. LANG ‘FROM THE FIRE INTO THE WATER’

JERRY A. LANG ‘FROM THE FIRE INTO THE WATER’
Salad Days

Review Overview

7
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Rating

JERRY A. LANG
‘From The Fire Into The Water’-CD
(American Leather)
7/10


Nuovo album di Jerry A., storico cantante dei Poison Idea, e un minimo di “paura” c’è. Tanti i dubbi. Tante le domande. Ha senso che dei sessantenni siano ancora in giro? Un po’ come nel mondo del lavoro, non è che ‘sto cambio generazionale non c’è proprio perché siamo qui a parlare di improbabili e vecchi frontman a discapito dei vari One Step Closer e compagnia bella? Se poi, ascoltando ‘From The Fire Into The Water’, scoprissi della svolta acustica, o ancora peggio “ammericana”, da parte di uno dei responsabili principi della “DISTRUZIONE” di TUTTA quella roba, sarebbe veramente la fine. La copertina mi fa ben sperare. Un ritratto fotografico trash, con grafica ancora peggio. Due le possibilità. Non gliene frega un cazzo. Non ci sono i soldi. In ambo i casi, ottime premesse. Ascolto l’album. No svolta acustica. No “ammericana”. I pezzi “Poison Idea” sono quanto basta, e sono all’altezza. ‘Black Cat’, molto metal. ‘Get Out’, molto hardcore. Ma il massimo (per me) è il trittico, quasi magico… o meglio, è la miscela perfetta: ‘Hole In The Wall’, ‘The Butcher’ e ‘The Art Of Steal’. On top. Collabo CLAMOROSA quella con gli Hard-Ons. A seguito del sex scandal di Keish de Silva, gli Aussies avranno forse perso la loro vena melodica. Fatto sta che ‘The Blade’ ci riporta a quegli anni d’oro, a quelle collabo fine ’80, inizi ‘90: Hard Ons/Rollins… Hard Ons/Stupids. Il nostro, poi, si lascia andare a qualche “divertissement’, come direbbero i nostri cugini. Riescono bene le parti rock’n’roll/quasi psycho (i primi due pezzi). E direi ci sta. Riesce MOLTO bene il pezzo cantato con Jenny Don’t And The Spurs, altri anti heroes (country?) di Portland. Lana Del Rey e Tarantino. Mi vengono in mente Lana Del Rey e Tarantino. Parte ‘Fatigue’, ed inizi a pensare che Jerry A. ci stia veramente prendendo per il culo. Un pezzo dei Cure di ‘Kiss Me, Kiss Me, Kiss Me’: ‘Just Like Heaven’ in chiave Portland alternative. Ma la certezza definitiva del fatto che a Jerry A. non gliene fotta un cazzo arriva con ‘And Then There Is Whiskey’: da qualche parte ho letto “Tom Waits”, ma io, che sono italiano, dico CAPOSSELA! Un gran album, anche perché se di svolta “ammericana” devo parlare (a parte il Tom Waits di cui sopra, che si può dire tutto, tranne che “ammericana”), posso solo menzionare ‘I Hate The Blues’. Ma indovinate un po’? Stiamo parlando di “Ammericana” nel senso di BLUES, non certo nel senso di Joe Bastianich. E con una voce così. Forse vi starete chiedendo come mai un “7” e non un “8”. Semplice. Il gioco e’ bello quando dura poco. Avrei limato via l’industrial di ‘Darling Raven’ e soprattutto ‘Late Night’, il pezzo del lotto che più mi rimanda alle atmosfere dei Social Distortion, quelli fiacchi e strascitati della svolta “roots”, anzi, quelli deludenti della svolta “ammericana”.
(franz1972)

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