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Salad Days Magazine | March 29, 2024

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PLAKKAGGIO ‘VERSO LA VETTA’

PLAKKAGGIO ‘VERSO LA VETTA’
Salad Days

Review Overview

7
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PLAKKAGGIO
‘Verso La Vetta’-CD
(Time To Kill/Hellnation)
7/10


Prendete i Manowar, metteteli a suonare gli arpeggi dei Blind Guardian con in cuffia ‘Hanno Ucciso L’Uomo Ragno’ degli 883 e applicatelo al punk oi! italiano. Tranquilli sto scherzando. O forse no. Infatti non sto scherzando. Letta così sarebbe una blasfemia tale da far arrestare un gruppo dalla punk police e finire processato in direttissima stile Maurizio Mosca per la decurtazione dei punti scena. Una sorte che toccherebbe a qualsiasi gruppo, ma non ai Plakkaggio. Vuoi per una militanza quasi ventennale nella scena italiana, vuoi perché riescono a mischiare talmente bene queste influenze che tutto appare dannatamente normale e con un senso. In fondo ‘Verso La Vetta’ è figlio di un percorso iniziato non ‘in Piazza Aspromonte comprando 400mila lire di…’ ma a Colleferro scambiandosi cassette duplicate con Metallica su un lato e Litfiba sull’altro (e qui aspettiamo smaniosi la fusione tra l’eah di Hetfield e Pelù). Un percorso che li ha portati attraverso la pubblicazione di 4 album, intervallati dal side project 666 dove i nostri si cimentano in cover degli 883 in chiave punk-metal-oi!. Questo nuovo lavoro arriva a 7 anni di distanza da ‘Ziggurath’ e ci mostra un gruppo in forma smagliante, totalmente in padronanza dei propri mezzi, regalando una miscela di punk, oi!, hardcore e nwobhm (da loro rinominata Italian New Wave Of Black Heavy Oi!) maneggiata e affinata con sapienza, che si districa tra 10 brani anthemici da cantare sotto palco con pugni alzati, fingerpointing e birra nell’altra mano. Non fatevi intimorire dal brano che da il titolo all’album, che quasi fa il verso a gruppi come Nanowar Of Steel, perché il resto dell’album rientra nelle corde del classico stile del gruppo. I Plakkaggio, pur essendoci da quasi 20 anni, rimangono un’anomalia nel panorama underground nostrano, quasi un paradosso, ma è giusto che ci siano perché abbiamo bisogno di gruppi così, gruppi che rompono schemi predefiniti dimostrando coi fatti che non è vero che certe cose non si devono fare, con pace all’anima dei puristi. Se siete già fan del gruppo questo lavoro è l’ennesima dimostrazione di bontà del progetto, se siete dei novellini questo disco può essere un buon punto di partenza. E non si sa mai che “Fate i Manowar” possa sostituire il trito e ritrito “Fate i Nabat”.
(Michael Simeon)

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