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Salad Days Magazine | March 28, 2024

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SLEAFORD MODS ‘SPARE RIBS’

SLEAFORD MODS ‘SPARE RIBS’
Salad Days

Review Overview

Rating

SLEAFORD MODS
‘Spare Ribs’-Cassette
(Rough Trade)
0/10


A scanso di equivoci. ‘Spare Ribs’ spacca. Tutto. L’ho preso in cassetta, l’investimento è già meglio dei bitcoin. Ma non la venderò, visto che (come da mia precedente rece a ‘All That Glue’), oltre al densissimo fumo della perfetta operazione di marketing, che va avanti da qualche mese a furia di Youtube (cercatevi gli spettacolini di Jason, con pesi massimi tipo Iggy e Robin Williams, persino Robin Williams mi diventa figo) e di grafiche sfiziose (parlo dei calzini?), qui c’è anche una degustazione di ottimo roast beef inglese, come solo da Simpson’s a Londra (il buon Andrew non apprezzerà ‘sta battuta, per chi ha visto lo streaming del lancio del disco). Ci sono dei singoli clamorosi (Amy Taylor che rappa in ‘Nudge It’ spazza via tutto), ci sono dei loop che non ti mollano neanche a sentire in rotazione ‘Scum’ dei Napalm Death, mossa tipo “adesso metto qualcosa che mi resetta la testa” (sentite i suoi beat, guardate il suo look, Andrew numero 1). Comunque. L’iniezione di adrenalina che mi ha dato l’ascolto di ‘Spare Ribs’ è stata annullata, anzi – ANNICHILITA – dall’annuncio delle date europee del tour: gli Sleaford Mods non passeranno dall’Italia. Cosa c’entra questo con la musica? Niente. Ma se ci nascondiamo dietro all’equazione “giornalista musicale parla di musica, e basta” continueremo a fare delle enciclopediche figure di merda tipo Paul McCartney e i biglietti di Lucca e Napoli, tipo Bruce Springsteen e il limite d’orario a San Siro. Dalle nostre parti, fino ad ora, ho solo sentito dei grandi e “coraggiosi” messaggi, del tipo: “il compito del giornalista musicale è descrivere l’ultimo dei Fontaines D.C., mica cercare di capire come e perché siamo la provincia, anzi LA peggiore provincia del mondo”. Bene. Grazie a questi grandi e “coraggiosi” proclami, a chi li scrive, a chi li pensa, a chi li dice, continueranno ad esserci un’infinità di altre figure di merda, forse più piccole, ma non meno puzzolenti per gli appassionati: vedi i gruppi extreme che saltano il nostro paese causa gli infami limiti di decibel. Nella classifica delle figure di merda non so dove mettere gli Sleaford Mods che suonano a Nancy e non a Milano. Ma so che questa è una sonora sconfitta del sistema musica “alternative” italiano. Parlo di tutti. Giornalisti. Negozi. Promoters. Booking. Scena. Sarebbe bello che quello “0/10” rimbalzasse nel nostro ambiente, e ci portasse a fare qualche riflessione su cosa stiamo sbagliando. Sarebbe bello che si iniziasse a confrontarci in maniera costruttiva, senza i paraocchi e la spocchia che ci contraddistingue, con realtà molto più serie, più professionali. Realtà dove se una grossa immobiliare che costruisce a Londra (cazzo a Londra) chiede di “abbassare il volume” al Ministry Of Sound perché tremano i muri del loro lotto… vince il Ministry Of Sound: è un patrimonio culturale della città! Ma non sono ottimista, da noi il Ministry Of Sound fa musica commerciale, la musica elettronica non ha valore perché non è suonata, da noi Salad Days è un catalogo di abbigliamento, da noi gli Sleaford Mods sono dei venduti, sono troppo semplici, sono troppo british, sono troppo di sinistra etc. etc.
(fmazza1972)

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