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Salad Days Magazine | April 20, 2024

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Throwdown ‘Intolerance’

Throwdown ‘Intolerance’
Salad Days

Review Overview

7
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Rating

THRODOWN
‘Intolerance’-CD
(Steamhammer/SPV)
7/10


Sono trascorsi esattamente 4 anni dall’ultimo lavoro dei californiani Throwdown. In tutta sincerità avevo smesso di seguirli dopo il 2000, ai tempi dei loro primi lavori sotto Indecision Records. Riuscii addirittura a vederli nel Nord Italia di spalla agli 18 Visions (dei quali ai tempi erano considerati il side project) nella loro prima calata sul suolo italiano. Di acqua ne è passata sotto i ponti, ed dopo aver inciso per etichette come Trustkill e Roadrunner, ritornano sulle scene forti di un contratto con la tedesca Steamhammer/Spv Records. I nostri solitamente vengono inquadrati in quello che gli americani amano definire come New Wave Of American Metal, che secondo me è un modo per evitare di utilizzare l’ultra abusato termine metalcore. Il gruppo musicalmente ha affinato ancora di più il suo suono, che ora presenta il perfetto mix tra metal e hardcore. Immaginate di prendere la pesantezza e il groove dei Pantera e di mescolarle con la velocità e le parti mosh degli Hatebreed. Il risultato è pura brutalità sonora. La voce di Dave Peters (unico membro originale rimasto, nonché ancora profondamente attaccato allo stile di vita straight edge, come messo in risalto da un pezzo come ‘Avow’) è un concentrato di rabbia e frustrazione, senza un attimo di sosta o di cedimento. I suoi testi parlano dell’affrontare le avversità di tutti i giorni e del fatto di non arrendersi mai, contando solo su sé stessi. Il gruppo poi annovera tra le sue fila il batterista (ex American Nightmare, Suicide File e My Chemical Romance) Jarrod Alexander, che fornisce con il suo drumming quadratissimo e senza fronzoli, la giusta spinta in più ai pezzi (dal vivo viene sostituito dall’ex batterista dei Demon Hunter Tim Watts). Il riffing forsennato, diretto e privo di sbavature viene invece fornito da Dave Nassie (già al lavoro con No Use For A Name, Bleeding Through ed Infectious Groove). Al basso troviamo invece Mark Mitchell (già presente nel precedente lavoro ‘Deathless’) che provvede a fornire il collante per far marciare il tutto come un treno in piena corsa. 11 pezzi seratissimi e che non vi faranno tirare il fiato neppure per un secondo. L’aver girato il mondo in compagnia di gruppi del calibro di Black Dahlia Murder, Machine Head e Lamb Of God (tra i tanti) li ha certamente messi in condizione di migliorare sempre di più. Dal lato della produzione, il rinomato Zeuss è riuscito a catturare la furia devastante che riescono a produrre dal vivo senza perdere un grammo di energia. Non c’è che dire, un ottimo ritorno per una band che forse alcuni davano per finita, ma che ha ancora tante cartucce da sparare.
(Marco Pasini)

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