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Salad Days Magazine | April 24, 2024

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War Of Ages ‘The Supreme Chaos’

War Of Ages ‘The Supreme Chaos’
Salad Days

Review Overview

5.5
5.5
5.5

Rating

WAR OF AGES
‘The Supreme Chaos’-CD/LP
(Facedown Records Records)
5.5/10


Ho dei ricordi molto piacevoli di Facedown Records. L’etichetta californiana ha sfornato dei gran bei gruppi come Disciple, No Innocent Victim, Looking Forward e Dodgin’ Bullet (con membri dei succitati Disciple, Shockwave ecc. ecc), in nome di quell’hardcore metalleggiante che andava per la maggiore nei mitici anni’90. Il tutto era unito alla religione cristiana, con ringraziamenti a Gesù e grafiche che pescavano a piene mani dall’iconografia chiesarola. Sulle prime fu pure divertente, poi realizzai che erano tutte favolette, visto che sono abbastanza critico nei confronti della religione in generale anche se molto aperto nell’intavolare discussioni costruttive sull’argomento. Comunque, dicevo, Facedown Records l’ho seguita per un bel po’, poi come spesso accade i gruppi che ha tirato fuori dal cilindro magico non mi piacevano affatto e mi sono concentrato su altre etichette a mio avviso più interessanti. I War Of Ages con quest’ultimo ‘Supreme Chaos’ giungono al sesto album in studio, ma io è la prima volta che li ascolto. I nostri propongono un metal core molto melodico, ricco di parti veloci inframmezzate da pezzi groove. Il tutto sovrastato da una voce potente, che spazia senza problemi dall’urlato fino al melodico, supportato da cori a profusione. Musicalmente il gruppo miscela sapientemente la pesantezza del metal, con parti elettroniche (odo un sintetizzatore che sottolinea la drammaticità di alcune parti) e l’onnipresente groove, che dona pathos e ricchezza sonora ad un tessuto musicale che gioca sul crescendo costante dei pezzi. Devo ammettere che non sono da buttare, però purtroppo si riaffaccia sempre lo stesso identico problema. Freddezza d’esecuzione, freddezza nei suoni, freddezza nella registrazione. Aggiungo poi che il genere proposto dai nostri è un po’ alla frutta, visto che ci sono decine decine di gruppi che suonano nell’esatta ed identica maniera. Si arriva alla fine sbagliando parecchio e soprattutto non c’è un singolo pezzo che sovrasti gli altri, visto che il tutto risulta piatto come una tavola da surf. L’unica cosa veramente positiva di questa release? L’artwork, al solito perfetto e curatissimo da parte di Dave Quiggle, mente visiva di Facedown Records, nonché fu chitarrista dei Disciple. In conclusione dategli un ascolto solo se siete fan del genere, altrimenti passate tranquillamente ad altro.
(Marco Pasini)

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