American Hi-Fi ‘Anywhere Else But Here’
Review Overview
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6AMERICAN HI-FI
‘Anywhere Else But Here’-EP
(Rude)
6/10
Più che un altro disco, a Stacy Jones – frontman degli American Hi-Fi – farei scrivere un libro. Negli anni 90 era il batterista dei Letters To Cleo, band prototipo dell’indie rock radiofonico statunitense con voce femminile, con cui ‘ho anche visto un paio di volte dal vivo. Poi è passato nei Veruca Salt, nei Matchbox 20 e nel 1998 compie la mossa davegrohliana, prendendo in mano il microfono negli American Hi-Fi che esordiscono con ‘Flavor Of The Weak’, tuttora il loro singolo più conosciuto. Troppo retrò come carriera? A un certo punto diventa pure collaboratore e batterista di Miley Cyrus e immagino che questo gli risolva per sempre la vita. Tornando agli American Hi-Fi, la band gira tra qualche etichetta, pubblica qualche altro disco, ma continua per il sottoscritto ad appartenere a un’epoca molto televisiva/MTV, che condivide coi Lit ad esempio, macinando quel rock che flirta col punk rock ma solo nella forma. Siamo nel 2020 e in ‘Anywhere Else But Here’ rendono omaggio ai classici della loro adolescenza, nel dettaglio Joe Jackson, Madness, Elvis Costello, Squeeze e Boomtown Rats. Tutti i pezzi, risalenti ai tardi anni 70/primi 80, ricevono un’inedita impalcatura di chitarre, guadagnandone in potenza e perdendo qualche tratto giocoso fatto di pianoforte, archi e tastiere (‘Our House’ dei Madness in particolare). L’ep è strettamente digitale, resta godibile nei suoi 18 minuti ma piuttosto superfluo una volta terminato, difetto ricorrente in questo genere di uscite.
(Marco Capelli)
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