CHEPANG ‘JHYAPPA’
Review Overview
7.5
7.5CHEPANG
‘Jhyappa’-LP
(Relapse)
7.5/10
Stavo per scrivere (ma non del tutto convinto…) la recensione sul nuovo lavoro dei metalcores Malevolence, giunti al quarto album, quando a un tratto mi arriva da Salad Days una nuova mail per recensire i Cheepang, band nepalese di grindcore non convenzionale di base negli Stati Uniti da svariati anni. Subito prendo la palla al balzo e mi butto a capofitto nell’ascolto di ‘Jhyappa’. Iniziamo da questo, i Chepang dicono di fare “immigrindcore”, usando sample di canzoni pop nepalesi: cantano in nepalese e accolgono con entusiasmo la loro identità di immigrati. Premesse fighe che si riversano positivamente anche nella musica, creando un mix molto interessante grazie anche a un’ottima registrazione (Kevin Bernsten -Full Of Hell – Genocide Pact – Ilsa ha registrato e mixato l’album presso il Developing Nations, con la batteria registrata al The Magpie Cage Studio). La voce, anche se canta in nepalese (ma potrebbe essere benissimo italiano o piuttosto siciliano, non cambia niente), è molto di genere, ma funziona alla grande. Bella questa: i testi di ‘Jhyappa’, il nuovo album in uscita per Relapse Records, sono in “hardcore nepalese”, dice il chitarrista Kshitiz Moktan. “Anche io stesso a volte non li capisco”. Nemmeno Google Translate riesce a interpretare i testi (ahahahah… uh). Ma il concetto dovrebbe essere questo: “liberare tutta l’energia negativa che si ha dentro”. Ottimo. I Chepang hanno idee e filosofie molto personali, ad esempio il tema che raffigura la copertina è un’auto immolazione, ma non verso qualche religione o governo, piuttosto contro sè stessi!! Così interpretano: “Bisogna essere più vicini a sè stessi spiritualmente per sconfiggere questo e uscirne vittoriosi” e questo tema è raffigurato sulla copertina: “l’autoimmolazione contro il proprio io interiore”. Anche se musicalmente furioso e veloce si capisce che ‘Jhyappa’ è molto ragionato, strutturato e, tutto sommato, “accessibile”. Il pacchetto comprende nove brani per venti minuti di durata e in media due minuti a canzone, tutte godibilissime. Grazie Salad Days per avemi fatto cambiare idea.
(Giuseppe Picciotto)
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