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Salad Days Magazine | November 13, 2025

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‘Punk Rock The Manges Photo Archive’ – the book review

‘Punk Rock The Manges Photo Archive’ – the book review
Salad Days

THE MANGES
‘Punk Rock The Manges Photo Archive’-BOOK
(Tsunami Edizioni)


Premessa. Il rapporto tra me ed i Manges è lo stesso che esiste tra milanesi e liguri, ma non i liguri “qualsiasi”: i liguri del golfo dei Poeti. Non sarebbe da usare il politically correct, ma la parola che “mi viene meglio” è: DIFFIDENZA. Citando un mio illustre (ex) concittadino: “rimo da quando i fra’ ti staccavano lo stemma alla Mercedes”… posso dire di comprare i dischi di Andrea e company da quando i fra’ aspettavano, tutti i sabati pomeriggio, Stiv (di TVOR, per i non milanesi) e l’apertura di Zab. Per intenderci, ho (ancora) in casa il loro sette: ‘I Was A Teenage Rocker’, quello con Fonzie in copertina, parliamo del “fucking” 1996. Dei Manges ho comprato tanto, in tutti i formati. Li ho visti “n” volte, da soli ed in compagnia… ho seguito con sincero interesse il percorso artistico di Manuel Cossu… e li ho pure intervistati per Salad Days, CARTACEO. Nonostante i fondamentali ci siano tutti, non è mai scattata la scintilla. Proprio come tra milanesi e liguri (specialmente quelli del golfo dei Poeti). Non sarebbe da usare il politically correct… ma la parola che “mi viene meglio” è: DIFFIDENZA. Il tipico dialogo. “Ciao”. “Bella”. E poche altre mail legate ad ordini su Striped. Premessa doverosa, per inquadrare per bene quello che sto per scrivere.

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Consiglio a TUTTI, Manges o non Manges, ‘Punk Rock The Manges Photo Archive’. Il libro riempie un BUCO ENORME, e mi spiego. Tante volte sarà capitato anche a voi di dover rispondere all’annosa domanda: “che musica ascolti?”. Risposta facile: “mi piace il punk”. Qualche volta finisce qui. Altre mi guardano strano, non avendo (io) creste o spille. Spesso si finisce con la terribile: “ah, ti piace il punk? Cioè? Qualche esempio?”. Inevitabilmente, uso l’unico nome spendibile in queste situazioni: “Punk sono i GREEN DAY”. Ripeto. Per far capire: “io ascolto punk”, uso i Green Day. CHE MONDO INFAME. I Green Day. Roba che non esce dai miei scaffali da 20 anni (almeno). Roba LONTANISSIMA, in numeri, attitudine, geografia, esperienze etc. etc. dalla mia idea di punk. Ma poi arrivano i Manges. L’archivio fotografico di Mass (al basso, per i non esperti). Max e la Tsunami. Ed il loro gran gusto. Il libro riempie un BUCO ENORME, e mi spiego: “ah, ti piace il punk? Cioè? Qualche esempio?”. Cambia tutto! Vado in sala. Punto ai libri, non ai dischi. Tiro fuori le 300 pagine di questo PESANTISSIMO (nel senso buono) tomo, lo sbatto sul tavolo e finalmente posso dire: “questo è il punk”. C’è TUTTO. Ci sono una trentina d’anni di concerti (e parlo dei concerti piccoli, cazzo, che la gente pensa che ci sia solo San Siro o l’Ippodromo), di amicizie (più o meno celebri), di viaggi (all’inizio anche improbabili), di Londra, Brighton, l’AMMERICA, i centri sociali, le grafiche, i festival, la Brianza, Las Pezia… c’è TUTTO, compreso il fatto che nel nostro mondo si possa essere legati a gente non proprio “simpatica” (parlo di Ben Weasel, per esempio). C’è TUTTO, compreso il fatto che non bisogna per forza diventare GROSSI per diventare QUALCUNO. Finisco. Ho due magliette “che la gente si gira quando passo”. Non sono i Cripple Bastards o il black metal, roba AMPIAMENTE sdoganata. Una, facile, è la mitica (a Milano) “Jovanotti Fuck Off” di Inferno e Suicidio. L’altra, difficile, è la pistola dei Manges su campo blu. “Punk Rock Veterans”. I Manges sono questo. Il punk pure.
(fmazza1972)

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