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Salad Days Magazine | December 7, 2024

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THE BLACK PACIFIC ‘HERE COMES OUR WAVE’

THE BLACK PACIFIC ‘HERE COMES OUR WAVE’
Salad Days

Review Overview

6.5
6.5
6.5

Rating

THE BLACK PACIFIC
‘Here Comes Our Wave’-CD
(Dine Alone)
6.5/10


Jim Lindberg può tranquillamente essere considerato un peso massimo della scena punk californiana, soprattutto per quanto fatto assieme ai Pennywise e al loro contributo allo skate punk negli ultimi 30 e rotti anni. Ci sono stati dei momenti in cui Jim si è allontanato dalla casa base, la più significativa tra il 2009 e il 2012, quando ha momentaneamente abbandonato il gruppo per differenze stilistiche venendo sostituito da Zoli dei Ignite. Proprio in quel lasso di tempo Jim debuttò con un nuovo gruppo, ovvero The Black Pacific, che in qualche modo tentava di staccarsi da quanto fatto con i Pennywise: il risultato fu interessante ma fini ben presto nel dimenticatoio. A 14 anni di distanza il buon Lindberg decide di togliere la polvere al side project e di tirarlo a lucido per incidere tutti quei pezzi che a detta sua non andavano bene per i Pennywise. ‘Here Comes Our Wave’ è un buon disco che offre spunti decisamente meno scontati rispetto al gruppo principale, uscendo spesso dalla formula del O.C. punk per cercare soluzioni più variegate. Certo, magari qualche pezzo è pure lunghetto, ma stiamo comunque parlando di un’icona del genere che non ha più nulla da dover dimostrare, e proprio per questo si sente libero di poter sperimentare per il solo gusto di farlo. Di sicuro funziona meglio del suo disco acustico solista, ma li è un parere strettamente personale, quindi non crocifiggetemi. Difficile non pensare ai Pennywise quando i pezzi vanno dritti ma paradossalmente sono quelli un pochino più lenti a fare la differenza secondo me, vedi ‘Won’t Make A Sound’, ‘Here We Come’, ‘Best Day Ever’ e ‘Float Away’. Questo nuovo lavoro di The Black Pacific è una buona alternativa se non volete sentire il “solito” disco dei Pennywise, anche se è inevitabile sentirci qualcosa dentro proprio per via della voce appunto, ma fa il suo e si lascia ascoltare tranquillamente. Forse avrei preferito che avesse ripreso in mano il progetto Wraths, decisamente più particolare con quell’ibrido di T.S.O.L. e Dag Nasty. Ma questa è tutta un’altra storia!
(Michael Simeon)

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