Black Sabbath ’13′
Review Overview
7
7BLACK SABBATH
’13′-LP
(Vertigo)
7/10
Correva l’anno 1979 quando i Black Sabbath oramai disillusi sulle sue capacità di recupero, licenziarono il cantante Ozzy Osbourne, lì per lì i fans non si preoccuparono più di tanto anche perché venne preso il miglior cantante disponibile come rimpiazzo, quel Ronnie James Dio che all’epoca trasformava in oro tutto quello che toccava. Anche Ozzy dando vita ai suoi Blizzard of Ozz non se la passò male, scoprendo o meglio lanciando un nuovo chitarrista: il giovane Randy Rhoads, i rapporti subirono una ulteriore rottura quando Ozzy decise di pubblicare il suo doppio disco dal vivo in risposta a quello dei Sabbath; ‘Live Evil’, includendo solo canzoni del suo periodo sabbathiano e trascurando volutamente quello solista, fu un chiaro dispetto fatto al suo vecchio gruppo, affronto che sancì il definitivo allontanamento fra i membri originali per anni. Il trascorrere degli anni rivelarono in pieno l’importanza di quella formazione originale e fra tentativi, contatti, smentite s’arriva ai giorni nostri; ovvero anno 2013, esattamente trentaquattro anni dopo, per rivedere su disco i Sabbath insieme, notizia questa che scatena l’interesse generale e una moltitudine d’attese, aspettative. L’incognita del produttore anzi di uno dei più importanti produttori, quel Rick Rubin, mette subito in agitazione i fans di tutto il mondo su i possibili stravolgimenti del famoso sound, divenuto fondamentale nella storia della musica rock nonchè oggetto di culto per tantissimi gruppi nel corso dei secoli. Rick Rubin grossi danni non ne ha fatti, il disco suona moderno, attuale con i tempi senza inutili stravolgimenti, come al solito la maggior parte delle canzoni è di Geezer Butler da sempre l’autore più prolifico del gruppo. Ozzy canta bene, anche se in alcuni casi parla, racconta e sembra sempre di più quel vecchio giocatore che mette a frutto l’esperienza giocando da fermo, risparmiandosi. Forse da Tony Iommi qualcosa in più ce lo attendevamo, troppe canzoni nel disco non vedono una sua presenza significativa, ma ‘Damage Soul’ splendida nel suo conclusivo riff blues è una perla assoluta che insieme alla opener ‘End Of Beginning’ e al singolo ‘God Is Dead?’ compongono le canzoni migliori di tutto il disco. Passiamo all’aspetto negativo: l’assenza di Bil, Ward, causata dalla fretta di Tony Iommi, che appreso di essere malato, nel voler concludere quanto prima il lavoro, penalizza non poco quella sezione ritmica: Ward Butler, che non ha e non aveva eguali nella storia, il batterista: Brad Wilk dei Rage Against The Machine è stato scelto, imposto dal produttore, creando nelle prime prove insieme, come confessano Ozzy e Tony, addirittura spavento per come stava procedendo il lavoro in studio e a rimetterci è il suono, che non possiede la consueta profondità dei Sabbath: è come privare i Led Zeppelin di Bonham, per quanto bravo sia il successore, magari superiore tecnicamente non darà mai quel tipo di suono, quel tocco magico. Questo è quello che è accaduto per questo disco: non è male, possiede delle discrete, buone canzoni ma ahimè è privo di quel qualcosa in più da farcelo amare, quel marchio di fabbrica puro e semplice come il Sabbath Sound. Concludo facendo gli auguri a Tony Iommi, sperando che questo ’13′ abbia un seguito e stavolta con Bill Ward alla batteria.
(X-Man)
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