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Salad Days Magazine | April 29, 2024

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Borrowed Time – for those who love 7″

Borrowed Time – for those who love 7″
Salad Days

BORROWED TIME – For those who love 7″

The Smith Street Band – South East Facing Wall ep, Jackknife
www.thesmithstreetband.bandcamp.com

Ben si presta la Smith Street Band al ruolo di gruppo spalla di Frank Turner nel tour australiano, questo singolo trasuda la stessa passione che contraddistingue anche l’ex Million Dead. Conto che il Lp che verrà pubblicato a breve da Poison City non li ripulisca troppo (nel frattempo tutto quel che han fatto lo trovate gratuito sul loro bandcamp), preferirei che questa sferragliante versione dei Gaslight Anthem rimanesse tale, un poco grezza, come se degli abitanti di Gainesville avessero invaso Melbourne.

Bloodclot Faggots – self titled ep, No Patience
www.nopatience.org

20 secondi per indovinare da dove arriva il nome del gruppo. Il tempo per dirvi che gli 8 pezzi suonano terribilmente US hardcore anni 80, con un tizio che sbraita più di Derby Crash nelle serate peggiori. Loro sono di Adelaide e dai testi (Moshmallow?) paiono dei tizi simpatici. Ci siete arrivati? Nulla? Un mezzo secolo fa, dopo un concerto ad Austin, HR dei Bad Brains non trovò di meglio che lasciare la nota “burn in hell bloodclot faggot” al cantante dei Big Boys dopo aver scoperto che era gay. Il povero Randy Turner è morto da anni, i Bad Brains farebbero meglio a chiudersi nelle rispettive case aspettando delle royalties se ne hanno diritto, e quindi vince l’ironia down under e un po’ Project X di God Free Youth (voce), FuckButt (basso), Doom II (chitarra) e Mistery Faggot (batteria).

Bed Wettin’ Bad Boys – Nobosy Else ep, R.I.P. Society
www.bedwettinbadboys.tumblr.com

Aveste l’occasione di visitare Sydney, mettete in conto un giro a Newtown, camminate su King Street, ed entrate da Repressed Records, poco distante dal più famoso Resist. Se ci capitate il giorno giusto, potreste incontrare il primo che compare sulla destra della copertina di questo 7”, e potete intrattenervi con lui a parlare di musica, gli piacciono anche i Rocket From The Crypt, gli ho voluto bene subito. A vostra scelta potete anche chiedergli il singolo del suo gruppo, questo insomma, specie se vi piacciono i Replacements o se siete patiti di underground australiano, tipo Apartments, cui appartiene l’originale di Help, che trovate sul b-side.

Hard-Ons with Neil Hamburger – American Exports ep, Alternative Tentacles
www.alternativetentacles.com

Se conoscessi meglio Neil Hamburger come standup comedian, apprezzerei questo vinile in modo diverso, specie la sua voce nasale, marchio di fabbrica negli spettacoli, ma quasi insopportabile in questo caso. Posso però condividere la ristampa di questo singolo che Jello Biafra ha voluto (a quattro anni dall’uscita) per un paio di altri elementi: primo, gli Hard Ons, compatti come davvero non ricordavo; secondo, i testi, specie la title track che non avrebbe sfigurato su un vinile dei Dead Kennedys (Anti-depressants, now we’re going to need more anti-depressants!). Completano una cover dei Sick Things e Six Pack dei Black Flag, cui è evidentemente ispirata l’intera uscita.

Ringworm & Mindsnare – split ep, Resist Records
www.resistrecords.com

Categoria heavyweight per entrambi I gruppi. I Ringworm suonano metalcore nella sua concezione più tradizionale da oltre vent’anni, d’altro canto sono di Cleveland come gli Integrity e non possono certo smentirsi in questo vinile. I Mindsnare sono l’equivalente australiano dei Ringworm, grossi e incazzati allo stesso modo, più tirati forse, con una lieve inflessione death nel cantato. Apprezzo lo split più di quanto abbia mai fatto in passato con questo genere, forse grazie al booklet fumettato che rivendica le radici hardcore con le sue citazioni grafiche.

No For An Answer – It Makes Me Sick ep, TKO Records
www.tkorecords.com

Man Against Man è un piccolo classico dell’hardcore sud californiano, più celebre (credo) nel rifacimento degli Ignite, che non nella sua versione originale firmata No For An Answer, che trova collocazione solo ora, su questo singolo realizzato in occasione di uno spoken word di Dan O’Mahony. Sua è la voce, anzi il vocione, dei NFAA, per chi scrive al pari di Uniform Choice e Chain of Strength nel contesto di fine anni 80. Non ci sono pretese di reunion, il gruppo pesca un altro pezzo (It Makes Me Sick) dal repertorio mai inciso e ne sviluppa un terzo, la storia è breve come del resto il singolo, 500 copie per la gioia di chi ricorda o di chi vuole scoprire.

Black Face – self titled ep, Hydra Head
www.hydrahead.com

Avrei dovuto ascoltare questo 7” prima di leggere qualsiasi nota biografica. Bastava l’adesivo sulla copertina, Chuck Dukowski e Eugene Robinson (Oxbow); anzi, bastava solo Dukowski. Non avrei scoperto che Monster appartiene in realtà ai suoi SWA, dimenticati nel catalogo SST, che il chitarrista Milo Gonzalez è suo figlio, che I Want To Kill You è concepita per i Black Flag del 1984. Avrei avuto meno pregiudizi di fronte ai Black Flag in acido che mi trovo di fronte. Se Keith Morris si è tenuto con gli OFF! la parte divertente, il bassista si è di certo preso quella più tormentata, ma per poco: il gruppo di è sciolto nel giro di sei mesi.

Matt Skiba and The Sekrets, Babylon Lp, Superball Music
www.superballmusic.com

Ha voglia Matt Skiba di inventarsi un nome nuovo ogni stagione. Che siano Heavens, theHell o i recenti Matt Skiba & The Sekrets, il paragone agli Alkaline Trio è obbligatorio, la sua voce d’altro canto non lascia scampo a meno che non tenti prima o poi di imitare Tom Araya. Questo giro si affianca a un paio di soliti noti (Hunter Burgan dagli AFI, di cui è bene menzionare anche il disco fatto con The Force, Jarrod Alexander dai My Chemical Romance), recluta per il tour la tastierista dei Murder City Devils e se ne esce con l’adattamento upbeat della sua band storica. Ha chiuso una recente intervista dicendo “meditazione e masturbazione, e non sarete mai arrabbiati”, ma ci metterei pure la sua manciata di pezzi semestrali per chiudere il cerchio!

16 – Deep Cuts From Dark Clouds Lp, Relapse
www.relapse.com

A inizio anni 90, mentre gli Helmet di Meantime sdoganavano il noise rock come genere da canticchiare sotto la doccia, i 16 si riappropriavano del suono nella sua crudezza originale. E per vent’anni sono rimasti sì ripetitivi come il gruppo di Page Hamilton, ma decisamente più feroci e depressi, quasi ovvio visti alcuni episodi della loro storia. Deep Cuts from Dark Clouds è in scia al precedente Bridges To Burn, meno immediato forse, ma la band – complici le etichette del passato – ha sicuramente una tradizione legata più allo sludge e al power violence che all’easy listening.

Your Favorite Trainwreck – The Brilliance 10”, Coffee Breath and Heartache
www.coffeebreathandheartache.com

Avevo accolto l’uscita dei loro primi due pezzi, sullo split con i Communication:Redlight, con un Louis Roederer del 99. Jeff Caudill, provenienza Gameface, e Popeye V., provenienza Farside (Zack De La Rocha ci è passato come secondo chitarrista!), riuniti sotto lo stesso tetto, due dei migliori esponenti e compositori del power pop anni 90 nella stessa band, poteva uscirne solo un capolavoro. Il 7”, con una cover di Elvis Costello che era già piuttosto indicativa del genere, funzionava bene, mentre questo 10” prodotto in Germania tende un po’ troppo al versante acustico che apprezzo di rado. La title track si è invece meritata un video e – meno spiegabilmente – una doppia versione su questo vinile, per altro bellissimo, one sided e serigrafato. Prova intermedia in attesa del Lp che sta per uscire per Revelation… e per chi altrimenti?!

The Bronx & Mariachi El Bronx – Split Live Lp, White Drugs/ATO Records
www.thebronxxx.com

Tra i migliori 5 gruppi degli ultimi dieci anni metto The Bronx, e tra le migliori cinque idee degli ultimi quattro metto la nascita dei Mariachi El Bronx, anche se quest’ultimi riesco in fin dei conti ad ascoltarli solo a piccole dosi. Per il Record Store Day del 2012, ecco un bel 12” trasparente e splatterato, con quattro pezzi live per ciascuna delle due incarnazioni di Matt Caughthran e soci. Il lato A appartiene a trombe, violini e guitarrón, sul B side subentra tutta la l’arrogante potenza hardcore & rock’n’roll del quintetto di Los Angeles, che nel rifacimento di Boulevard of Broken Dreams degli Hanoi Rocks ospita pure Michael Monroe in persona. Chi glielo spiega a a questi che ATO Records (cui sono legati i Mariachi El Bronx) sta pubblicando la prima uscita statunitense di Jovanotti?

Doomriders & Sweet Cobra – Are We Not Men? split ep, Hawthorne Street Records
www.hawthornestreetrecords.com

L’impressione è che entrambi i gruppi potessero spingersi un po’ oltre in questa rivisitazione dei Devo. I Doomriders, di cui seguo diligentemente ogni uscita, danno una sferzata rock a The Girl U Want, ma manca l’impatto vocale tipico della band. Risulta migliore, a questo punto, l’adattamento di Gates of Steel degli Sweet Cobra, che suona bene senza essere nulla di eccessivo. Credo che la parola divertissement sintetizzi bene questo singolo.

The Explosion – Bury Me Standing Lp, Chunksaah Records
www.chunksaah.com

Se parliamo di punk rock nella sua accezione più tradizionale, veloce, catchy, sing along e finger pointing, con origini inglesi e ramificazioni statunitensi (Rancid, Against Me, Murder City Devils, Swingin’ Utters…), ecco che gli Explosion potrebbero essere – anzi, potevano – un gruppo della vita. Attivi dal 1998 al 2007, approdati in ritardo (commerciale) a Virgin, dopo la trafila Jade Tree & Revelation, sono sempre rimasti in un limbo poco redditizio (per l’etichetta!) che si traduce in cd promozionali a 1 dollaro nelle vasche dell’usato. Sono poi tornati ad auto prodursi con Tarantulas, mentre questo Bury Me Standing esce postumo per la label dei Bouncing Souls, con una singola reunion ad accompagnarlo. Un panorama che purtroppo rischia di lasciarli sottovalutati un’altra volta. Gran gruppo.

(Txt by Marco Capelli)

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