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Salad Days Magazine | November 3, 2024

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Free Children Of The Earth ‘Terminal Stasis’

Free Children Of The Earth ‘Terminal Stasis’
Salad Days

Review Overview

8.5
8.5
8.5

Rating

FREE CHILDREN OF THE EARTH
‘Terminal Stasis’–CD
(Cricket Cemetery)
8.5/10


Che ‘Terminal Stasis’ sia un grande album si capisce fin dalla cover, in cui domina solitaria la carcassa di un volatile, qualcosa che sembra un’aquila, ma che ricorda forse più un piccione. I Free Children Of The Earth lanciano fin da subito il messaggio antagonista contenuto nelle dieci tracce del disco, per cui l’aquila spennata di tutta la propria superbia evidentemente simboleggia il loro paese, gli Stati Uniti. La band è formata da membri di Trial By Fire, Darkest Hour, The Explosion e Majority Rule, ed ha base a Washington DC, centro di potere che ha alimentato negli anni la nascita e la reazione di movimenti punk e hardcore che hanno fatto la storia. I FCOTE prendono spunto proprio da quella scena che vide protagonisti idoli assoluti come i Bad Brains, proponendosi di portare avanti un discorso politico in musica. La rabbia, la lotta, le sfide che certi valori impongono di fronte ad una società malata, questo sta alla base di ‘Terminal Stasis’, come del punk rock tutto. Nessuna cazzata intimista, il messaggio prima di tutto, per questa band che si pone su un piano dove i contenuti contano più della forma, la quale però non manca di regalare gioie. Lo stile della band affonda le radici nella vecchia scuola dell’hc, dai Bad Brains ai Black Flag, e incorpora il gusto dei The Jesus Lizard, dando così vita a canzoni che suonano come rasoiate punk (‘Burnig House Evacuee’, ‘PaperSkinBars’) ed altre più marcatamente rock (‘Scars Of Oblivion’, ‘Runoff’). Energia grezza ed esplosiva, trasmessa con ritmi sempre incalzanti, travolgenti e freschi; le tracce scorrono veloci, efficaci, potenti, con un gusto classico che rende quest’album imperdibile. La carica post adolescenziale di questi “free children” diventa materia per un’espressione matura: lo spirito di DC vive ancora in dischi incazzati e significativi come ‘Terminal Stasis’.
(Francesco Banci)

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