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Salad Days Magazine | April 29, 2024

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Grade 2 ‘Graveyard Island’

Grade 2 ‘Graveyard Island’
Salad Days

Review Overview

6.5
6.5
6.5

Rating

GRADE 2
‘Graveyard Island’-CD
(Hellcat)
6.5/10


I Rancid da quando non riescono più a scrivere un album che pigli a schiaffi qualcuno, si sono buttati giustamente sulla produzione di nuovi adepti del credo punk; scovati i Grade 2 sull’Isola di Wight, sì avete capito bene Isola di Wight, Jimi Hendrix, le corse killer in moto con quei salti pazzeschi, e li han fatti firmare per la Hellcat Records. ‘Graveyard Island’, è il terzo disco del trio isolano dopo ’Mainstream View’ (2016) e ’Break The Routine’ (2017), è prodotto da Tim Armstrong in persona con l’ausilio di Kevin Bivona degli Interrupters al missaggio, e fin qui tutto fila per il meglio (se devi finire nel catalogo dell’etichetta americana); il problema è che Sid Ryan, Jack Chatfield e Jacob Hull non sono californiani ma inglesi il che significa dover (o voler) “silenziare” il marcato appeal da hooligan britannico con un songwriting fotocopia dei Rancid stessi (’Murder Town’ e ‘Dover Street’ ne sono l’esempio implacabile). Ed è di questo che parliamo, probabilmente le nuove generazioni cresciute ascoltando ‘… And Out Comes The Wolves’ come Bibbia punk rock è proprio a quel sound che aspirano, ma gli autori in persona quando hanno scritto ‘Junkie Man’ e ‘Ruby Soho’ studiavano Clash, Sex Pistols e l’intero catalogo 2 Tone mettiamolo ben in chiaro. ‘Lock Up’ e ‘Johnny Aggro’ sono quello che sarebbe stato l’album senza i magheggi di Mr. “Timebomb” in consolle, la restante decina di tracks un ragionato e preciso compitino molto ben confezionato (nonostante una promettente copertina) ma che a mio modesto parere non va più in la della sufficienza piena. Consigliato ai “mohicani” di seconda e terza generazione nella speranza che Lars & Co. non scoprano mai i Crown Court.
(Rigablood)

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