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Salad Days Magazine | April 29, 2024

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Nami ‘The Eternal Light Of The Unconscious Mind’

Nami ‘The Eternal Light Of The Unconscious Mind’
Salad Days

Review Overview

6
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Rating

NAMI
‘The Eternal Light Of The Unconscious Mind’-CD
(Graviton Music)
6/10


Nami, ovvero si fa del metal anche in Andorra. Molti non sanno neppure dove si trovi questo piccolo stato pirenaico, che fa pensare a qualcosa di improbabile ed esotico. Nessuno si preoccupi, nessuna contaminazione col folk di paese o balli popolari, infatti nell’era della globalizzazione non importa dove, la musica occidentale è tutta musica americana. Affondate dunque la mano nel pentolone del progressive metal, estraete il nome di una band a caso ed ecco spuntare i Nami, col loro secondo album, che segue il successo del primo ‘Fragile Alignments’. ‘The Eternal Light Of The Unconscious Mind’ punta tutto sulla produzione, curata con sapienza da Jens Borgen (Opeth, Devin Townsend, The Ocean) che riesce a far suonare davvero bene quest’album, conferendo soprattutto una grande potenza alle chitarre. Si tratta di un concept album che parla di sogni e inconscio, un astrattismo tipico del genere, che spesso lo riduce ad un esercizio di stile. L’album parte forte con la convincente ‘The Beholders’, un brano molto lungo e complesso in cui emergono tutte le diverse tecniche ben padroneggiate dai Nami, e in cui spicca un atteggiamento aggressivo fino ad essere sorprendente, e che si conferma anche nel successivo ‘Ariadna’ con growl e screaming niente male. Considerando il concetto dell’album potremmo leggere questo inizio come l’addormentamento ed il tentativo di lasciarsi alle spalle la dura realtà della veglia, per un progressivo ingresso nel sonno profondo e nel mondo dei sogni. Le tracce diventano infatti gradatamente più dolci, più melodiche e delicate, con linee morbide che rimandano persino ai Tool. Da segnalare ‘Bless Of Faintless’ come canzone più radiofonica e ‘The Animal And The Golden Throne’ come brano di maggiore pathos ed atmosfera dark. Purtroppo l’album cede nel finale anche con qualche inserto di dubbio gusto come i fiati in ‘The Dream Eater’. Insomma se vi piacciono le band in uniforme nera, con le facce incazzate, ma piene di sensibilità fino alla melassa vi piacerà anche ‘The Eternal Light Of The Unconscious Mind’, probabilmente il disco migliore della storia di Andorra…
(Francesco Banci)

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