Testament ‘Brotherhood Of The Snake’
Review Overview
6.5
6.5TESTAMENT
‘Brotherhood Of The Snake’-LP
(Nuclear Blast)
6.5/10
I Testament ho smesso di seguirli da ‘Practice What You Preach’, esattamente come ho fatto con Metallica, Megadeth, Anthrax, Exodus, Slayer, ecc. ecc. Finita la sbornia di velocità, pantaloni attillati e smanicati di jeans degli anni’80, per me hanno perso tutta la magia. I lavori che hanno sfornato negli anni’90 e negli anni’00 li ho sempre evitati come la peste, anche perchè in parte il sound era totalmente diverso. Con questo stato d’animo mi sono avvicinato a questo ennesimo studio album della band di Oakland. La prima cosa che mi è saltata all’orecchio è la prestazione bestiale di Gene Hoglan alla batteria. Seriamente, spazza via tutto. Basta ascoltare il blast beat posto in apertura di disco con il pezzo che da il titolo a questo ritorno sulle scene. Preciso, potente, martellante e con un uso ed abuso della doppia cassa. Ascoltate bene i filler e le rullate che infila a profusione. C’è da uscire fuori di testa. Forse il miglior batterista thrash metal mai esistito, con buona pace di Dave Lombardo. Altra cosa che noto con piacere è che Chuck Billy, il mastodontico indiano, ha ancora una voce possente e in grado di graffiare in maniera profonda. A suo agio nelle parti più veloci quanto in quelle più groove e cadenzate, il nostro canta con maestria e con coinvolgimento. Nelle parti veloci i nostri si mangiano tutti i loro vecchi compagni di viaggio, Metallica, Megadeth e Anthrax in primis. Gli Slayer invece se li bevono e basta, eheheh. Skolnick alla chitarra è sinonimo di virtuosismo, con assoli cesellati al millimetro e perfettamente incastrati con un il tessuto musicale. Eric Petersen offre la sponda chitarrista con fraseggi di gusto e una notevole carica di rabbia. Steve DiGiorgio, bhè, è Steve DiGiorgio: funambolico bassista già con i seminali Sadus, qui da veramente il meglio di sè. Bhè, fino a qui tutto ok. Purtroppo ci sono alcune cose che non digerisco e che di conseguenza mi fanno abbassare il giudizio complessivo: le parti melodiche e lente, qualche picco di groove in eccesso e una registrazione un pò troppo moderna e perfettina. Mettiamola così: è un buon disco, veloce e ispirato, però io non lo acquisterei mai. Se devo ascoltare thrash metal nel 2016 prendo un disco dei Violator e mi gingillo con quello. Ripeto, è un gran bel ritorno, ma io preferisco il thrash più oscuro. Tutto qui
(Marco Pasini)
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