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Salad Days Magazine | July 27, 2024

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Animals At The End inteview

Animals At The End inteview
Salad Days

I romagnoli Animals At The End hanno appena pubblicato il loro EP di debutto, intitolato ‘Jayus’.

Abbiamo fatto loro alcune domande per scoprire di più su questa formazione dalla genesi particolare ma dalle idee molto chiare.

SD: Questo è il vostro EP di debutto, eppure l’idea di formare questo progetto esiste da molti anni. Come mai si è concretizzato solo adesso?
AATE: L’idea è nata più di 10 anni fa in un momento dove avevo altri progetti musicali in corso e questo è sempre stato più uno sfogo ed un esperimento per me, al tempo non avevo intenzione di creare una vera e propria band e registravo pre-produzioni da solo in salotto per divertimento. Nel 2017, dopo tre anni con due cover bands, ho sentito il bisogno di tornare a scrivere musica e suonarla live ed è venuto naturale pensare al progetto strumentale iniziato tanto tempo prima. Così ho iniziato a cercare musicisti interessati e finalmente nel 2019 abbiamo registrato ‘Jayus’ che abbiamo autoprodotto e pubblicato il 27 Novembre 2020.

SD: Nelle sonorità di ‘Jayus’ si passa da suoni dilatati e atmosfere soffuse a momenti più ritmati ed energici. Quanto è difficile trovare la combinazione tra questi elementi per creare un disco strumentale che non risulti monotono?
AATE: Il difficile non credo sia tanto nell’altalenarsi tra momenti delicati e aggressivi quanto più il riuscire ad amalgamarli perchè abbiano un senso, un filo emotivo che li leghi bene assieme, la fase di arrangiamento, difatti, è sempre la più lunga durante la composizione di un brano.

SD: Quale background musicale hanno i musicisti all’interno degli Animals At The End? Quanto queste diverse anime hanno contribuito a creare l’identità musicale della band?
AATE: Al momento sono l’unico compositore della band e quello che potete sentire in ‘Jayus’ sono influenze che vengono sia dal mio passato remoto (Nirvana, Sepultura, Poison The Well, NOFX) che da un passato più recente (Mogwai, Russian Circles, Alcest, Hammock) e tutti e sei i brani erano già in fase di arrangiamento quando ho proposto il progetto agli altri ragazzi.

SD: Il vostro sound è circoscritto all’interno di specifiche coordinate. Quali sono le band che secondo voi possono fungere da riferimento per comprendere cosa ci si può aspettare nell’ascoltare ‘Jayus’?
AATE: Se dovessi provare a descrivere ‘Jayus’ usando solo nomi di altre band forse direi un mix di If These Trees Could Talk, Seas Of Years, Lost In Kiev e Tides From Nebula, senza avere la presunzione di paragonarmi a loro.

SD: Quali sono i progetti musicali italiani che più trovate interessanti? In ogni genere musicale, non solo nel vostro e affini.
AATE: Sul nostro genere sicuramente The Chasing Monster, Il Giardino Degli Specchi e Talos. Al di fuori di questo Godblesscomputers, Massimo Volume e Mario Kunst.

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SD: Domanda per i “Gear Nerd”: cosa non può mancare nelle vostre pedaliere? Quali sono le vostre chitarre e amplificatori di riferimento per creare il sound degli Animals At The End?
AATE: Sperimentando, negli anni, ho capito che basta una chitarra con doppio humbucker, non sono un fanatico di un marchio in particolare e ‘Jayus’ è stato registrato con una Serie T Panico (liutaio di Ravenna davvero bravo), una RD custom fatta interamente a mano da un amico ed una Dean Vendetta. Personalmente non credo sia necessario spendere duemila euro per avere uno strumento che suona bene. Qui i puristi dell’analogico storceranno il naso, ma per quanto riguarda i pedali siamo passati da avere pedaliere 50×80 piene di pedali analogici a 3 sistemi digitali Line6 e non tornerei mai indietro, sia per peso, costi, qualità e praticità. Per l’EP abbiamo usato un compressore valvolare Mark Bass, un Bass Over Drive della Boss e un BigMuff dentro ad un Ampeg SVT3 con 4×10 più 1×15 per il basso e per chitarra una ENGL Ritchie Blackmore e una HiWatt per i distorti, MEA Omega One e un Fender Twin Reverb per i puliti con davanti un overdrive KOR Star69 e un HX Effects Line6 per tutti gli effetti.

SD: Quali sono le prospettive, una volta passato questo periodo difficile per tutti, musicisti inclusi?
AATE: Visto che i live al momento sono “off limits” stiamo già lavorando al primo full length col quale cercheremo un etichetta, ma sicuramente appena si sblocca la situazione faremo il nostro debutto anche dal vivo. Le prospettive sono incerte, ma cercheremo di tirare fuori il meglio e di condividere la nostra musica il più possibile.

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Tracklist:
Come Back America (4:03)
Onsra (4:27)
Ilua (7:04)
Canarie (5:48)
Verloren (4:29)
Manjuli (4:23)

Intervista di Michael Simeon in collaborazione con Gab di Epidemic Records.

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