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Salad Days Magazine | December 9, 2024

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DEMIKHOV INTERVIEW

DEMIKHOV INTERVIEW
Salad Days

Demikhov da Desenzano del Garda, sono una band dalle sonorità feroci e di grande impatto.

Hanno prodotto il loro nuovo album nel proprio studio e l’hanno da poco pubblicato, iniziando una serie di concerti per promuovere l’uscita. Un concept album che parla di una storia tanto disturbante quanto reale. Abbiamo approfondito tutto quanto in questa esaustiva intervista esclusiva per Salad Days Magazine…

SD: Cosa ha ispirato il titolo del vostro nuovo album ‘The Chemical Bath’?
D: Una tecnica chimica per la preservazione a tempo indefinito dei corpi morti. O meglio, di alcuni corpi particolari: quelli su cui, per lungo tempo, è sembrato reggersi un certo stile politico…

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SD: E’ un filo conduttore che collega tutti i brani. Qual è il concept alla base del disco?
D: In effetti già cinque anni fa, ancor prima della musica vera e propria, aveva iniziato a prendere forma l’ipotesi di un vero e proprio concept che potesse sostenere l’intera ricerca artistica dell’album, un po’ come era successo per il disco precedente. L’idea, ancora una volta, era quella di calarci nella storia sovietica novecentesca, per estrapolarne una vicenda tanto scabrosa quanto densa di significati sociali e politici: in questo preciso caso, le pretese della scienza moderna di preservare la vita trattando i corpi umani come mero materiale di costruzione, assecondando al tempo stesso gli eccessi politici e religiosi di un potere da cui quella stessa scienza avrebbe tratto sostegno. E quale migliore occasione se non quella di ripercorrere le vicende che interessarono la salma del leader sovietico per antonomasia, Lenin? Attraverso le sue tracce, il disco ripercorre le vicende a cui tale corpo è stato sottoposto, dai primi tentativi di imbalsamazione, passando per il trattamento di preservazione definitivo (il “chemical bath”, appunto), fino alla costruzione dell’imponente mausoleo ancora oggi al centro di un vero e proprio culto.

SD: Come avete affrontato il processo di scrittura e registrazione per questo album?
D: In sincera continuità con le scelte artistiche e personali che ci accompagnano dall’inizio di questa avventura. Demikhov è una macchina a più teste che, nel suo muoversi, assomiglia a un laboratorio aperto, o a un cantiere autogestito, in cui tutte le idee e le proposte vengono condivise e vagliate assieme, che si tratti di un nuovo brano da comporre, un concept da levigare o una nuova maglietta da stampare. La scrittura del disco e la sua registrazione, in tal senso, non fanno eccezione: ogni fase è condotta assieme, quasi sempre fisicamente in presenza, dai primi passi di composizione fino alle estenuanti ore di mixing presso Produzioni Rumorose. Solo in alcuni passaggi abbiamo optato per un’eccezione a questo stile, ossia quando ci è sembrato interessante aprire il progetto all’apporto creativo di amici: il caso di Nordra e Torba come ospiti del disco, o delle grafiche di Officina Infernale, che pensiamo costituiscano a pieno titolo parte del disco stesso.

SD: C’è una canzone in particolare su ‘The Chemical Bath’ che sentite rappresenti l’essenza dell’album?
D: Quando ci venne chiesto, qualche settimane prima della pubblicazione del disco, di scegliere un pezzo da proporre in anteprima, non abbiamo avuto difficoltà nell’optare per ‘The Leader Is Dead And Everyone Is Grieving’, come singolo che potesse anticipare l’intero nuovo album: più che rappresentare l’essenza del disco, quel brano incarna alla perfezione la situazione attuale dei Demikhov, sempre in bilico tra la spinta ad esprimersi in sfuriate hardcore e l’esigenza di sperimentare parti più dilatate e rumoristiche. Tuttavia, di fronte a un album che si è costruito seguendo linee di sviluppo impreviste, non programmatiche, a volte sorprendendo noi stessi, è difficile sceglierne una in particolare. Ci sono canzoni veloci, altre che rasentano la cadenza granitica del doom, altre che scivolano dal classico stile noise-rock in momenti di pura improvvisazione delirante.

SD: Qual è stato il vostro approccio musicale per questo album rispetto ai precedenti lavori?
D: In un certo senso, ci siamo sentiti più consapevoli delle nostre esigenze e delle nostre capacità espressive. Con ‘Experimental Transplantation Of Vital Organs’, il primo album del 2016, non eravamo ancora riusciti a trovare una strada autonoma all’interno di quel panorama musicale in cui eravamo comunque ben lieti di rientrare, ossia la scena noise-rock italiana, che nei precedenti dieci anni aveva prodotto capolavori indiscussi del genere (basti pensare a Zu, Dead Elephant, Putiferio e Lucertulas!). Ai tempi eravamo ancora in qualche modo soggetti a una simile eredità, vuoi per stima vuoi talvolta per mera soggezione. Non che questo legame sia stato scisso, tutt’altro! Ma dopo oltre cinque anni di concerti, tour, esperienze e ascolti, siamo meno interessati a farci riconoscere come parte di una specifica scena, e più motivati a esprimere fino in fondo quell’alchimia unica e irripetibile che prende il nome Demikhov. Per fare un esempio, il nuovo disco è sicuramente più frenetico e massiccio del precedente, ma ciò non toglie che tra i due sia uscito un Ep sperimentale (‘Music For The Flying City’, in collaborazione con Nàresh Ran degli Hate & Merda) che suona in tutto e per tutto come un disco ambient.

SD: Come descrivereste il suono di ‘The Chemical Bath’ a chi si approccia a questo disco per la prima volta?
D: Assordante! Così ci ha recensiti la pagina Instagram “Recensioni Monoparola”, e non possiamo che concordare. Si tratta certamente di una semplificazione, e non sempre nemmeno adeguata (chi ha avuto modo di sentirci sa che la dinamica dei singoli pezzi, su disco e dal vivo, è importante…), ma coglie per lo meno uno dei caratteri in gioco. È un suono carico di tensione, una tensione che sa essere liberatoria nella sua espressione e nella sua fruizione, ma che talvolta si presenta in maniera rude e di impatto. Si tratta del nostro modo di esprimerci attraverso la materia sonora. E forse è anche per questo che il disco è apprezzato dagli amanti delle sonorità più disparate, dal metal all’hardcore al rock sperimentale: è curioso, infatti, come sia i recensori di Metalitalia sia quelli di Rockit abbiano usato termini simili nel descrivere il loro ascolto! Ed è anche per questo che talvolta fatichiamo a rientrare sotto un’etichetta precisa di genere: noise-rock? Noise-core? Fuzz-core? Fuzz e martello (in senso industrial-nietzscheano, ossia suonare col martello)?

SD: Ci sono stati alcuni momenti chiave durante la registrazione dell’album che vi hanno spinto in una certa direzione o che hanno influenzato il sound finale?
D: Sì, in diverse occasioni ci è capitato di rallentare l’intero processo e ragionare su quanto stavamo realizzando, a volte arrivando a scartare interi brani. Per molte band questo si sarebbe potuto comprensibilmente tradurre in una vera e propria seccatura – e, in parte, anche per noi, vista la voglia di proporre in concerto nuovo materiale. Sicuramente la recente pandemia ha avuto una qualche responsabilità in tutto ciò… lunghi periodi senza potersi trovare, per registrare o anche solo provare, hanno dilazionato i lavori, insegnandoci a essere pazienti. Ciò ha permesso talvolta, tuttavia, di testare alcuni brani dal vivo prima ancora di averli incisi definitivamente, come è capitato nell’estate 2021 con la stagione estiva del Circolo Dev, a Bologna: ecco, questo è stato sicuramente uno di quei momenti chiave di cui parli, ovvero quando testi con mano, davanti a un pubblico in buona parte sconosciuto, l’impatto dei brani che stai componendo.

SD: Come state organizzando il tour di concerti per promuovere il disco?
D: Con ben poca capacità organizzativa, ad essere sinceri! Ci stiamo affidando soprattutto agli amici e ai compagni di viaggio conosciuti in anni di musica e concerti DIY, tutte situazioni quindi di reciproca stima e di reciproco rispetto. Abbiamo appena pubblicato un nuovo disco, e questo sicuramente crea interesse, ma credo che tutto debba essere gestito in maniera più relazionale e meno commerciale: puntando insomma sulla credibilità costruita in anni di attività e non solo sulla carica sensazionale che una nuova uscita porta con sé. Certo, numerosi sono stati anche gli inviti diretti, da locali e promoter che sono rimasti colpiti o anche solo incuriositi da qualche recensione o filmato live; siamo sicuramente contenti anche di queste dimostrazioni di interesse, e speriamo possano anche queste tradursi in frequentazioni durature.

SD: C’è qualche città o venue che attendete con particolare entusiasmo durante il tour?
D: Difficile compiere una scelta tra città! Amiamo allo stesso modo sia i posti che ci hanno già ospitati, e in cui attendiamo con ansia di tornare, sia le nuove città da visitare per la prima volta. Sicuramente non vediamo l’ora di tornare all’Arci Dallò, di Castiglione delle Stiviere, vero e proprio posto del cuore che frequentiamo e sosteniamo da anni. D’altra parte, nonostante i numerosi concerti attualmente confermati, sono ancora molte le città in cui non abbiamo al momento una data fissata, ma che non vorremmo mancare: Torino, Venezia, Roma, Firenze, ad esempio, giusto per limitarci al territorio italiano. Per l’estero, se ne riparlerà dopo l’estate…

SD: Cosa fate per portare l’energia del disco anche sul palco durante i concerti?
D: L’energia che sentite su disco è la stessa energia che proviene dal nostro ritrovarsi in sala prove, dalla voglia costante di condividere un momento di intensità e rumore! Niente espedienti tecnici o trucchi esoterici, insomma: anche il palco più piccolo, anche il pubblico più esiguo possono sprigionare il massimo di intensità, se vissuti come ciò che, in quel posto e in quel momento, è davvero essenziale.

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Sabato 25 Marzo
Inizio ore 22:30
DEMIKHOV + ELASTIC RIOT
Spazio Scuderia
Villa Albrizzi Marini
San Zenone degli Ezzelini (TV)

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