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Salad Days Magazine | May 3, 2024

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Architects ‘Lost Forever // Lost Together’

Architects ‘Lost Forever // Lost Together’
Salad Days

Review Overview

7
7
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Rating

ARCHITECTS
‘Lost Forever // Lost Together’-CD
(Epitaph Records)
7/10


Gli Architects hanno veramente fatto breccia nei giovani animi dei seguaci del metalcore a partire dal loro debutto di ormai otto anni fa, riuscendo a superare nelle preferenze anche molte band made in USA, sostanzialmente importando il loro approccio con l’intenzione di spingerlo agli estremi (anche nei live), ottenendo negli anni risultati comunque non sempre all’altezza anche a causa di cambi frequenti di line up. Proprio l’ultimo ‘Daybreaker’ del 2012 non aveva convinto come i primi lavori, e l’attesa per questo ‘Lost Forever // Lost Together’ si è fatta trepidante ma anche piena di dubbi. I quattro inglesi si sono rintanati per un mese in Svezia per registrare questo album per la nuova etichetta Epitaph, collaborando con produttori già dei Bring Me The Horizon. Passare dalla spiaggia di Brighton al freddo fiordo di Goteborg è stata sicuramente una scelta in linea con gli umori e le intenzioni del nuovo album. Ciò che risalta immediatamente è infatti una nuova e approfondita attenzione per le atmosfere, sicuramente più curate ed in primo piano rispetto al passato. Pur mantenendo infatti lo stile che li ha sempre caratterizzati, fatto di metal, prog e hardcore, di riff melodici intrecciati, breakdown e la tipica voce strillata di Sam Carter, gli architetti stavolta pongono delle fondamenta ispirate a Sigur Ros e This Will Destroy You; ambienti creati con tastiere ariosamente cupe ed epiche e chitarre trillanti ed effettate in sottofondo. Il sound del gruppo ne risulta rinnovato e sicuramente ne beneficia, per un genere ed una band che altrimenti rischiavano di appiattirsi sul già sentito. La produzione è di alto livello anche rispetto agli altri album del gruppo stesso, anche se in ‘The Devil Is Near’ contribuisce con delle esagerazioni al fallimento di un pezzo già di per sé troppo Bring Me The Horizon style. Da segnalare anche la strumentale ‘Red Hypergiant’ che rende bene le nuove atmosfere ricercate dalla band e che divide l’album in due parti, la prima un po’ più aggressiva della seconda, nelle quali comunque si ripetono bene o male gli stessi canovacci compositivi e in cui spiccano testi ambientalisti e legati al cancro di cui è affetto il chitarrista Tom. Le undici tracce risultano intense, la ricerca della presa emotiva è onnipresente ed esasperata e sicuramente contribuirà al successo di questo lavoro, che va ad inserirsi con giusta fierezza nello scaffale del metalcore… uno scaffale in cui aggiungere solo ciò che merita, ché ormai da quanto è saturo sta per crollare.
(Francesco Banci)

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