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Salad Days Magazine | April 29, 2024

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Highlights

Strength Approach ‘Against The Grain’ exclusive videopremiere

March 14, 2016 |

Strength Approach ‘Against the grain’ (OFFICIAL VIDEO) feat. Martijn (No Turning Back) taken from the upcoming album ‘Over The Edge’ on Fast Break Records and Destroy Your World Inc.

Recorded, Mixed and Mastered in January 2016 by Alessandro Gavazzi at Hellsmell Studios Roma. Produced by Brian ‘Mitts’ Daniels (Madball).

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Video: Leonardo Amati
Trivel Records – https://trivelrecords.wordpress.com/

Year 2016 marks the 20th anniversary for Strength Approach, and to give you a reminder of what they’ve been doing around the world for the last two decades, in collaboration with Fastbreak Records and DYW Inc., the band went back into the Hell Smell Studios in Roma, once again with producer Brian “Mitts” Daniels (Madball), to bring you ‘Over The Edge’, a brand new LP packed with nothing but hardcore bangers.
From title track to their ‘Farewell’ song, the band brings you the product of 20 years living and breathing hardcore. The result is a straight-up hardcore record, which also features friends Martijn Van Den Heuvel (No Turning Back) and Mad Joe (Wisdom In Chains). ‘Over The Edge’ is the living proof that the price they paid is nothing compared to what they’ve gained. Limited to 300 copies on orange vinyl with digital download code.

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*** THIS IS A PRE-ORDER, RECORD IS EXPECTED TO BE READY BY THE END OF APRIL ***

1. Over The Edge
2. Against The Grain (feat. Martijn Van Den Heuvel)
3. Reap What You Sow
4. Trust
5. Silence Is Betrayal
6. Can’t Break Me
7. Fight The Good Fight
8. True Spirit
9. Believe
10. Reality Slap
11. The Price To Pay (feat. Mad Joe)
12. Hit And Run
13. Farewell

https://www.facebook.com/strengthapproach/

Millencolin + Templeton Pek @Live Club, Trezzo sull’Adda, (Bg) – recap

February 25, 2016 |

Un’altra serata al Live di Trezzo sull’Adda, alle porte di Milano, che vede protagonista una delle più importanti band del panorama punk rock e skatepunk internazionale, i Millencolin.

Unico opening act italiano della serata i LineOut che, freschi di disco su No Reason Records, hanno avuto occasione di promuovere i loro pezzi fatti di melodia, velocità e tecnica su un palco decisamente importante. Peccato per la non troppa affluenza del pubblico all’orario di inizio (d’altronde era praticamente ora di cena), avrebbero meritato di essere scambiati in ordine di scaletta con i successivi Templeton Pek. Il gruppo di Birmingham, di supporto a tutto il tour dei Millencolin per presentare il loro quarto lavoro, proponevano un punk rock classico, molto mainstream, con pezzi veloci alternati a voci volutamente sforzate, suoni un po’ di plastica e basi in spia prima dell’inizio dei pezzi. Nel complesso non hanno esaltato troppo ne aggiunto nulla alla serata, che finalmente vede alire sul palco i 4 headliners svedesi.

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Il tono cambia totalmente, dopo i primi 4 pezzi eseguiti senza troppi fronzoli tra la band e il pubblico che ormai ha riempito il Live, i Millencolin si prolungano in vari discorsi tra di loro e il pubblico riuscendo così ad instaurare un rapporto di simpatia e distruggendo il mito della freddezza dei gruppi nord­europei. Uno dei punti più belli dello show è stata la richiesta di un circle pit da parte della band in maniera figurata: visto che siamo in Italia il bassista Nikola ha chiesto si presenti di formare una “pizza” davanti al palco, ma di non essere la mozzarella bensì la crosta, inducendo la gente a correre in cerchio. Una scaletta che ripercorre tutta la ormai ventennale storia della band, con una ventina di pezzi che vanno da ‘Bullion’ a ’22′ passando per ‘Kemp’, ‘Duckpond’, “Mr. Clean’ e anche estratti dal loro (ottimo) ultimo lavoro ‘True Brew’. Ascoltando più attentamente, i pezzi più tirati avevano qualche bpm in meno rispetto alle registrazioni e spesso e volentieri le voci non erano al top, ma la parola chiave è stata divertimento: l’età media dei presenti era abbastanza alta, ma comunque non son mancati stage dives e il caro buon vecchio pogo, per una serata che ha portato un misto di serenità e nostalgia ai punk rockers di inizio millennio.

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(Txt: Marco Mantegazza; Pics: Arianna Carotta x Salad Days Mag – All Rights Reserved)
http://www.millencolin.com/
http://www.templetonpekofficial.com/

G.B.H. + Upset Noise + guests @ Circolo Arci Bolognesi, Ferrara – photorecap

February 22, 2016 |

G.B.H. + Upset Noise + guests @ Circolo Arci Bolognesi, Ferrara – photorecap
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Midrake interview

February 15, 2016 |

I Midrake sono una punk rock band anomala, è difficile dargli un posto di provenienza, i vari membri si dividono infatti tra la Svizzera ed il Colorado, nonostante questa improbabile provenienza geografica e le difficoltà che ne conseguono hanno realizzato nel 2015 un ottimo disco punk rock per la celeberrima Monster Zero Records. Sfrutto il fatto di essere in tour con loro per fargli un’intervista.

SD: Ciao ragazzi, siete un giro nel punk rock da un bel po’ di tempo ma Midrake è un progetto relativamente nuovo, volete presentarvi per chi ancora non vi conosce?
M: Certo, come hai detto tu in modo carino, da un bel po’ effettivamente vuol dire che stiamo andando verso la calvizie. Con il grande vantaggio che ci conosciamo tutti da oltre 15 anni e che abbiamo già suonato insieme in altri progetti, diviso palchi e pavimenti. Eric suona il basso e con lui ho suonato in un gruppo per un decennio, si chiamava the Plus Nomination. All’epoca avevo un’etichetta che si chiamava Floppy Cow Records sotto la quale facevamo anche uscire un gruppo di ragazzini dell’est della Svizzera che si chiamava The Masked Animals, punkrock alla Screeching Weasel e Queers per dire. Il cantante di quel gruppo era Marco, nostro cantante chitarrista. Non sapevo che Marco si fosse trasferito a Berna e ci siamo visti per caso in un locale incontro brevissimo perché lui era già vicino al collasso alcolico. Pero’ in seguito abbiamo deciso di tirare su questo progetto che poi da progetto è diventato il gruppo attuale.

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SD: Come è nata la collaborazione con Chris dei The Gamits, e soprattutto com’è avere un batterista ad un continente di distanza?
M: Per finire la presentazione ovviamente non può mancare Chris, che letteralmente ci ha salvato all’inizio. Praticamente appena deciso di fare il gruppo abbiamo prenotato lo studio di registrazione (questo e i primi concerti li abbiamo organizzati senza avere ne un nome ne una singola canzone scritta). Il primo batterista ci ha mollato un gran pacco poche settimane prima. Da tempo suono anch’io nei Gamits ed ho anche un altro progetto con Chris (Dwayne – Paper + Plastik), quindi inizialmente c’era l’idea di farlo venire per produrre le registrazioni, ma poi visto la mancanza di un batterista ha detto: “Beh, mi devo allenare un po, ma se volete la suono io!”. Ci sballiamo tutti quanti per come va e siamo molto contenti per come si è formato il gruppo! Ovviamente la distanza non aiuta molto, ma ormai ci basta una prova veloce per suonare, quindi Chris viene a suonare quando riesce. Per fortuna lui vola quasi gratis e così è un progetto che ci possiamo anche permettere a livello economico. Sembra tutto impegnativo ma alla fine è più fattibile di quanto si possa pensare! Abbiamo anche un batterista svizzero che si chiama Yannick che ci aiuta per concerti last minute o quando Chris ha altri impegni.

SD: Siete usciti per Monster Zero Records più che una etichetta discografica ormai la si può considerare una grande famiglia?
M: Esatto! Appena formatosi il gruppo abbiamo fatto una gita ad un Monster Zero Mash (che in Italia negli ultimi due anni si è svolto a Bergamo) e visto l’affetto per la musica e la birra per noi era chiaro che la prima copia del disco registrato sarebbe stata mandato alla Monster Zero. Per fortuna il buon Kevin dopo il primo ascolto ci ha dato il benvenuto alla famiglia allargata. Allargata poi in tutti i sensi che oltre alla collaborazione con Kevin e Kim ed i gruppi stessi, la Monster Zero ormai per tante persone ha anche l’effetto “sigillo di garanzia” come magari lo è stata la Lookout per tanto tempo. Tanto che per esempio l’ultimo tour di CJ Ramone aveva come gruppi di spalla quasi solo gruppi Monster Zero!

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SD: Tu Michael giri molto il mondo e spesso sei in Italia, come vedi la scena punk rock nella nostra nazione, come siamo messi in confronto al resto dell’Europa?
M: Direi piuttosto bene e sicuramente in ascesa di nuovo. Abbiamo suonato con un sacco di gruppi fighi in Italia, con la novità che suonano anche bene a livello tecnico e c’è una scena che quando suoniamo ci da sempre un benvenuto affettuoso. Questo risveglio vale anche per me stesso, pur suonando sempre un pò in giro, c’era un periodo in cui mi ci sono voluti un pò di anni per riprendere la grande passione per suonare ed ascoltare il punkrock. Ancora in Italia non siamo ai livelli fine anni’90 / primi 2000, ma a differenza io oggi percepisco anche una mente più aperta rispetto all’epoca, forse più curiosità ed evidentemente più maturità. Anche nell’essere scemi eh! Per esempio noto che chi si sballa prevalentemente più con il classico Ramones-core magari in noi apprezza le cosine che appunto non c’entrano tanto con il genere così amato. Cose che prima erano impensabili hehehe.

SD: Recentemente ho avuto il piacere di stare in giro con voi per alcune date in Svizzera, devo dire che ho visto un’ottima risposta ai concerti punk rock, sono stato fortunato io oppure pare sia un buon momento per il genere nel vostro paese?
M: Fondamentalmente trovo la Svizzera un paese un pò noioso. A viverci si diventa comodi per motivi evidenti, però quando posso far vedere i posti fighi a gente che viene da fuori come quando sei salito tu, allora si riapprezzano molte cose che nel giro quotidiano magari uno non tiene in considerazione. Quindi devo dire che hai ragione, anche qui sentiamo più passione ultimamente! Certo che è sempre difficile organizzare concerti DIY, soprattutto a Berna, ma visto l’interesse magari in futuro cambia qualcosa. C’è sempre la gente che si lamenta ma poi sta a casa perché sta meglio sul divano, ma è anche un problema più della generazione over 30 credo, meno male che ci sono i pischelli che si danno da fare!

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SD: Nel disco la canzone che preferisco è ‘Eternal Jetlag’ il testo è autobiografico?
M: È il perfetto esempio di un testo, il cui concetto ci è venuto in mento facendoci due risate in saletta, che alla fine può sempre l’apparenza di essere un pò debole, ma che in fondo provoca reazioni reali perchè è facile interpretarci stati sentimentali propri. Per essere sincero, tutto ciò non era previsto, ma è stato un colpo fortunato. Io per esempio mi ci vedo come lo senti tu Canth, una malinconia nel viaggio, magari un viaggio che non finisce mai, in cui ci si diverte, ma che è anche seminato di solitudine, però per Marco è completamente diverso. Lui è mezzo indonesiano e spesso significa essere “cinese” qui (ho letteralmente visto gente chiedere “no, ma veramente, da dove vieni?” al suo dire che è di San Gallo). Quindi non è mai veramente a casa e di conseguenza gli viene anche il jetlag eterno.

SD: Progetti per l’immediato futuro? Tour, disco nuovo, che possiamo aspettarci da voi a breve?
M: Stiamo cercando di aggiungere delle date per la primavera e spero di tornare in Italia entro la fine di Marzo, Chris compreso. Abbiamo un paio di tour in programma che vorremmo cercare di fare, ma è possibile che ci mettiamo prima a scrivere il secondo disco. Siccome funzioniamo soltanto con le deadlines veramente severe, direi che si va a registrare entro autunno.

https://www.facebook.com/1234midrake/
http://www.midrake.com/
https://twitter.com/officialmidrake

Txt & Pics by Andrea “Canthc” Cantelli x Salad Days Mag – All Rights Reserved

Camp Lo live @ Biko – recap

February 2, 2016 | 1

Partiamo diretti, ho trovato parecchi aspetti positivi in questo show e la cosa che mi è piaciuta di più di questa serata è stato quel feeling underground che da tempo non sentivo ad un live di musica rap.

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Aspetti positivi non solo legati al gruppo, è abbastanza ovvio che quando passa dall’Italia un pezzo di storia dell’Hip Hop newyorkese ci siano le premesse per un ottimo show. Le sensazioni erano legate anche al posto (il Biko di Milano è relativamente piccolo e con una struttura da “basement show”) e alla gente (sembrava un raduno di intenditori e, per quanto non ci si debba basare sull’aspetto estetico, non si son visti pseudo­fan del rap italiano da classifica con le temute Jordan ai piedi e lo snapback d’ordinanza come elmetto da battaglia). Veniamo ora allo show vero e proprio: si inizia più tardi rispetto all’ora segnata sull’evento, cosa che non ha fatto andare a casa felici quelli che il giorno dopo si svegliavano presto. Volevamo riuscire a scambiare due parole per una mini ­intervista coi due rappers del Bronx, ma son entrati nel locale solo poco prima dell’inizio del concerto quindi non siamo riusciti ad intercettarli.

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Dj Steve Dub ha il compito di far partire il sottofondo musicale della serata, e rimane on stage per accompagnare le basi dei Camp Lo. Questi ultimi salgono sul palco (nonostante il caldo dell’interno) con pellicciotti, fedoras e pantaloni di seta / velluto, il tutto corredato da improbabili stivaletti (d’altrone il “dress to impress” è una regola base dell’hip hop) e la gente si accalca subito davanti al palco per una partenza a mille con mani che si alzano a tempo.

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Una scaletta che varia tra i classici, quei pezzi di fine’90, fino agli ultimi dell’anno scorso tratti da ‘Ragtime Hightimes’, il loro ultimo disco. Ben vengano quindi serate che sembrano underground anche se a pochi metri dagli spettatori ci sono artisti con vent’anni di carriera sulle spalle, che sembrano per pochi intimi ascoltatori vogliosi di spingere un determinato ambito di questo genere musicale del quale si è detto tutto ed il contrario di tutto.

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https://www.facebook.com/OfficialCampLo
http://officialcamplo.com/

Biko
Via Ettore Ponti, 40 – Milano

www.bikoclub.net

(Txt by Marco Mantegazza; Pics by Arianna Carotta x Salad Days Mag – All Rights Reserved)

American Nightmare @ Groezrock, Belgium – photorecap

January 14, 2016 | 1

American Nightmare full interview out soon on Salad Days Mag #26 – The Winter Issue!
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My Own Prison – ‘Harvey Dent’ – video premiere

January 11, 2016 |

Il pezzo ‘Harvey Dent’ dei sardi My Own Prison fa parte del disco uscito un anno fa, ‘Sleepers’ – https://myownprison.bandcamp.com

Non è altro che materiale vario dello scorso tour europeo del combo hardcore di Cagliari, montato dal collettivo BLACKTOOTH COLLECTIVE:

La band sarà on stage il 14 febbraio di supporto ai CANCER BATS nella data cagliaritana (alla CUEVAROCK):
https://www.facebook.com/events/1627017267587388/

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I My Own Prison stanno attualmente scrivendo il nuovo album che vedrà la luce entro l’anno, oltre la pianificazione di un Euro Tour e di nuove date in Italia, per cui tenetevi aggiornati sui loro social: https://www.facebook.com/myownprisonhc/

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Cayman The Animal interview

December 7, 2015 |

Dissacranti e innovativi i Cayman The Animal sono ormai da anni una realtà della scena hardcore punk italiana, in molti nel tempo hanno provato a dargli un etichetta o una città di provenienza senza per altro riuscirci, i Cayman sono imprendibili. A poco tempo dall’uscita del loro terzo disco ‘Apple Linder’ incontriamo Diego, voce della band.

Cayman The Animal (live)

SD: Ciao ragazzi e benvenuti, siete una band ormai da parecchio tempo, ma vuoi scrivere un paio di righe di presentazione per chi ancora non vi dovesse conoscere?
CTA: I Cayman the Animal nascono dalla volontà di Diego e Mics, finita l’esperienza con gli Ouzo nel 2009, di creare una band che riportasse l’hardcore old school ai tempi d’oro. Fallita miseramente questa missione dopo pochi giorni, i due chiamano a rapporto i fratelli Birindelli (la storia del punk romano). Dopo il primo concerto il quartetto Cayman diventa subito un quintetto aggiungendo il caro Robèrto (la storia del punk viterbese) nelle proprie file. Robèrto ancora oggi soffre molto di questo concerto in meno sulle spalle. Il resto è un bagno nell’acido.

SD: Un luogo comune su di voi è che siete una live band devastante, eh si mi sento di sottoscrivere anche io questa affermazione, vi preparate per i live in maniera particolare oppure la vostra forza è appunto la spontaneità?
CTA: I nostri live dipendono da molti fattori. Se decidiamo di mascherarci allora è facile e il live funziona da solo. Se invece suoniamo in borghese tutto dipende da cosa dice Diego al microfono tra un pezzo e l’altro (ha sempre il fiatone, si mangia le parole, è incomprensibile) e da cosa dice Mics (che però abusa di ironia e finisce che passiamo per sostenitori dell’Aids, dell’esercito italiano, del fantasma della Democrazia Cristiana, dei professori di matematica). A volte capita che ci auto sabotiamo e allunghiamo il finale dei pezzi, in modo da rendere più difficile l’applauso spontaneo del pubblico. Ancora non abbiamo capito perché lo facciamo. Come avrai notato è tutto molto aleatorio.

SD: Siete arrivati già al terzo disco, di solito il terzo lavoro per una band è il lavoro della maturità dopo le prime uscite iniziali, vi sentite arrivati a questo punto?
CTA: Abbiamo raggiunto la maturità una domenica di marzo di quest’anno, quando in shorts colorati, paradenti, caschetto e pattini ci facevamo malissimo per registrare il video di ‘Easy English’. Là, guardandoci negli occhi, abbiamo capito che ormai eravamo arrivati da qualche parte.

SD: A proposito del video di ‘Easy English’, come è nata l’idea e la collaborazione con il team di Roller Derby?
CTA: La capitana della squadra romana di roller derby è una nostra vecchia conoscenza, quindi la cosa è nata in maniera piuttosto spontanea. L’idea era quella di ribaltare il cliché del macho core, che troviamo insopportabile. Siamo più fan delle Bikini Kill che del New York Hardcore, insomma.

SD: Sento molte influenze differenti nel vostro ultimo disco, è un collage preparato oppure si può ormai parlare di stile alla Cayman The Animal?
CTA: Abbiamo tante influenze diverse ed è successo che ce ne hanno aggiunta qualcuna che non sapevamo. e’ il bello di fare musica: noi ci mettiamo il nostro e chi ascolta ci mette il suo. Una sorta di collage reciproco.

SD: Mi piace il fatto che date molta importanza ai testi pur scrivendoli in un’altra lingua, un pezzo in particolare è dedicato alle liriche scritte da Greg Graffin dei Bad Religion, ce ne vuoi parlare?
CTA: Sì, tengo ai testi come immagino ci tenga chiunque canti qualcosa con la propria voce. Scrivo da sempre in inglese perché mi viene più naturale, avendo comunque sempre ascoltato sopratutto cose americane. A livello espressivo mi trovo parecchio a mio agio così e non mi metterò a scrivere in italiano (come spesso mi viene “intimato” ahah). Prima di tutto perché ammetto di non esserne capace e scriverei dei testi molto brutti. Il secondo motivo è che a questo punto mi sembrerebbe una bella “paraculata”. Ci è anche stato detto di scrivere in un inglese più facile (!), così le persone si imparano le parti anthemiche e ai concerti le cantano. Su questo ovviamente abbiamo subito scritto una canzone (‘Easy English’), facendoci beffa delle frasi fatte hardcore che ci tormentano da una vita, come l’intramontabile “we stand still”. Il testo di ‘Bad Religion­ Italian Dictionary’ è stato divertente da scrivere. Parla della difficoltà che abbiamo avuto da adolescenti nel cercare di tradurre i testi dei Bad Religion, che ci impressionavano per la loro complessità, soprattutto rispetto alle altre cose punk rock che ascoltavamo. “Aó, il cantante dei Bad Religion è LAUREATO! Fa il PROFESSORE!”.

SD: Tu Diego sei nella “scena” italiana ormai da parecchio tempo, con i tuoi occhi esperti come giudichi il periodo attuale?
CTA: Il concetto di scena è un grosso cliché della scena stessa. Parafrasando Totò in “cosa sono le nuvole” potrei dire che la scena appena la nomini non c’è più. E però è anche la caratteristica che più ci piace del punk. Intendo l’aspetto comunitario, il sentirsi parte di qualcosa che va oltre te stesso, l’essere comunque una controcultura anche in questi tempi difficili, fare cose che appaiono incomprensibili alle persone comuni. Tutto questo ha sempre un grande fascino, non c’è niente da fare.

SD: Venite da città diverse, questo per voi rappresenta un problema oppure è uno stimolo? Come fate ad organizzarvi per provare e fare i pezzi nuovi?
CTA: Venire da due città complica solo un po’ di più le nostre vite già incasinate. Il risultato però può essere visto sotto una buona luce per almeno tre motivi. Il primo è che siamo più felici quando riusciamo ad essere tutti alle prove. Il secondo è che se manca qualcuno possiamo preparare dei bellissimi scherzi a chi è assente. Il terzo è che abbiamo due basi: Roma e Perugia.

SD: Prima di salutarci ci vuoi parlare un attimo dei vostri progetti per il futuro?
CTA: Andare a vivere nella stessa città, fare un genere ben definito (pop con tastiere e voce femminile), mascherarci da noi stessi, fare dei live sobri e ricevere applausi.

Txt & Pics by Andrea “Canthc” Cantelli x Salad Days Mag – All Rights Reserved

Graveyard + Imperial State Electric @ Circolo Magnolia, Segrate (Mi) – recap

December 2, 2015 |

Il Magnolia di Segrate, alle porte di Milano, è ancora una volta il luogo che ospita due delle bands odierne che tengono lo sguardo costantemente volto al passato, in ordine di apparizione sul palco: Imperial State Electric e Graveyard.

La voglia di vedere questi gruppi svedesi è tanta, vista l’affluenza al concerto del pubblico nel mezzo di una settimana qualunque: gente impacchettata nel tendone che copre il palco più grosso sin dall’inizio degli openers. Arriviamo quando gli ISE hanno già iniziato il loro set, girava tanta curiosità attorno al vedere questa band live, forse anche per via dei gruppi precedenti di Nicke Andersson (che militava nei The Hellacopters e negli Entombed). Lo spettacolo, bisogna riconoscerlo, è puro rock’n'roll: di quello che fa muovere la testa e il corpo, e fa stare con gli occhi fissi verso il palco quando iniziano gli assoli di chitarra con il corpo all’indietro e il manico rivolto verso l’alto. Sorpresa totalmente positiva perchè forse riescono a dare più emozione di quella trasmessa nei dischi. Per saperne di più leggetevi l’intervista completa a Nicke Andersson uscita su Salad Days Mag #18 al seguente link:
http://issuu.com/saladdaysmag/docs/saladdays_18_web/81?e=1373392/7628105

La strumentazione dei Graveyard è già montata alle loro spalle, quindi alla fine del set i connazionali devono solo aspettare che gli ISE raccolgano gli applausi del pubblico per poi prendere posto sul palco. Grande cambio di suoni e di presenza scenica, dalle chitarre in overdrive si passa al pulito crunchato e dalle plettrate potenti si vira verso i riffs psichedelici e le ballads. In tour per promuovere il loro ultimo lavoro ‘Innocence And Decadence’, hanno sfornato una scaletta di quasi due decine di pezzi tratti da tutti i loro lavori: degne di nota ‘Uncomfortably Numb’, ‘Hisingen Blues’, ‘Ain’t Fit To Live Here’, ‘Slow Motion Countdown’ e anche una ‘Lost In Confusion’ direttamente dal loro primo disco. La serata finisce, nessuno esce scontento e si può dire che dal punto di vista scenico gli ISE battono i Graveyard su tutta la linea, ma forse è solo per la loro tendenza musicale. In generale entrambi i gruppi mancano di empatia col pubblico e tendono a creare una specie di barriera emozionale, sarà quindi vero che la freddezza delle nazioni nord europee contamina anche l’emotività delle sue popolazioni?

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(Txt by Marco Mantegazza & Pics by Arianna Carotta x Salad Days Mag – All Rights Reserved)

Eagles Of Death Metal – Carroponte 6 Luglio 2015

November 24, 2015 |

Decidiamo solo ora di pubblicare l’intervista con gli Eagles Of Death Metal, per dovuto rispetto nei confronti della piega davvero sciagurata che han preso le vicissitudini delle ultime settimane della band. L’assalto armato al Bataclan, venue parigina dove stavano suonando, con relativo assassinio del loro merchandise manager, Nick Alexander e di altri 3 colleghi della loro record label, Thomas Ayad, Marie Mosser, and Manu Perez.

E’ un caldo pomeriggio di luglio in quel di Sesto SG… Welcome to San Bernardino Valley, California. Arrivano per la seconda data italiana nel giro di 20 giorni gli Eagles Of Death Metal, in uscita con ‘Zipper Down’, e abbiamo l’onore di scambiare 4 parole con Jesse “The Devil” Hughes. Jesse è in stanza a godersi la climatizzazione e la sua bad girl ma dopo una mezz’oretta si presenta, nota la mia maglia dei Band Of Horses con una bella arancia della Georgia e mi abbraccia fortissimo dicendo: “Cazzo mia madre lavorava in quella farm!!! Sono i frutti più buoni e mi ricordano l’infanzia. Fumi?” e con una bella Chesterfield iniziamo a parlare di musica.

SD: Allora Jesse, visto che ne avrai piene le palle alle sesta intervista parliamo di te. Ho visto il bellissimo docufilm di VICE su di te, ‘REDEMPTION OF THE DEVIL’, e mi ha colpito molto. Come mai questo documentario?
JH: Oh WOW. Grazie della domanda. Non pensavo fosse arrivato anche qui. Quando VICE mi ha chiesto di parlare di quel periodo così lungo e particolare della mia vita all’inizio ero restio all’idea perché non mi va di parlarne. Ma vaffanculo era il momento di dire al mondo quanto fa male quella merda. Perché si, è merda. Ora fumo 2 pacchi al giorno e qualche joint ma con la merda ho smesso. Vado in chiesa con mia madre quando riesco e ringrazio Dio per avermi dato la forza e l’aiuto di persone care in quel periodo. WOW. Grazie ancora amico (con lungo abbraccio annesso).

SD: Avete finalmente un disco nuovo di zecca dopo 7 anni. Come mai questa lunga pausa?
JH: Si usciamo con ‘Zipper Down’ ma suoniamo sempre appena possiamo. Io e Josh (Homme) ci vediamo spesso e componiamo i brani. Milioni di brani. Cazzate, probabili masterpiece e ancora cazzate. Non abbiamo fretta. Josh ha molti impegni e quindi quando siamo pronti usciamo con un disco. Ma credimi man, sarà un disco della madonna!

SD: ‘Complexity’ che anticipa l’album è il vostro marchio di fabbrica. Radiofonica e irriverente. Cosa aspettarsi dal resto del disco?
JH: Non puoi aspettarti niente e puoi aspettarti tutto da noi. Facciamo Rock’N'Roll. Facciamo quello che ci sentiamo di fare e sappiamo che lo facciamo meglio che possiamo.

SD: Con questo mercato discografico sputtanato da Spotify e Apple Music avete pensato a qualche uscita particolare in Vinile?
JH: Si usciamo su tutti i canali disponibili, usciamo in vinile, presto usciremo con un box set di b-side in 7 pollici. Josh tiene molto a queste cose e sinceramente anche io amo il merchandise e comprare al merch delle band. Quindi più cose fighe trovi e più vuoi ascoltare quella band! Anni fa un artista italiano ci dedicò un poster (MALLEUS) e credimi man, è una delle cose più belle che possiedo.

SD: Capisco che Josh non può esserci in tour spesso ma noto con piacere che i musicisti che porti con te sono sempre grandissimi artisti (Matt McJunkin degli A Perfect Circle e il batterista dei Puscifer), quanto conta il LIVE per gli EODM?
JH: Gli EODM sono una fottuta LIVE BAND. Amiamo stare sul palco e condividere coi fans le emozioni. Quando sali sul palco e guardi la folla che balla, si muove, beve birra e canta le tue canzoni… è li che vediIL DIAVOLO. E’ li davanti a te. E ti gasi così tanto che ne esce sempre uno show della madonna. Tra qualche giorno saremo in Polonia a suonare. In Polonia cazzo!!! E i ragazzi saranno così gasati che ne uscirà uno show pazzesco anche in posto dove il Rock’N'Roll non passa spesso.

SD: Come darti torto, non so perché ma la vostra cerchia di amici li nel deserto riesce sempre a dimostrare il meglio in sede LIVE dai tempi dei Kyuss.
JH: Eh cazzo si. Sarà il clima man. Che cazzo ne so a noi piace trovarci per jam quando i ragazzi non sono in tour con le altre band e suonare. Suonare sempre e fare mille cazzate. Alla fine se vuoi suonare devi suonare. La musica è il mio lavoro e voglio farlo sempre al meglio.

SD: Ok Jesse, direi che possiamo andare a berne una. Ultima cosa… tornerete più spesso in Italia?
JH: Cazzo si! A dicembre siamo ancora qua. Amiamo l’italia e quando la booking mette le date siamo entusiasti. Per il pubblico e per il cibo cazzo! Grazie davvero e se ti viene in mente qualcosa durante lo show o dopo non esitare a chiedermelo! Se tu lavori e mi intervisti è perché io lavoro e suono bene o almeno ti piaccio sennò non lavorerebbe nessuno dei due. Ora andiamo a prenderci una cazzo di birra man.

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Sesto San Giovanni. San Bernardino Valley per questo 6 luglio. Matteo Fregnan

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http://www.vice.com/read/coming-soon-the-eagles-of-death-metal-speak-out-for-the-first-time-since-the-paris-attacks

Slayer + Anthrax + Kvelertak @ Alcatraz, Milano – recap

November 17, 2015 |

Impossibile mancare ad uno degli appuntamenti più importanti di quest’anno per quello che riguarda una delle facce del metal estremo.
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As Friends Rust @ Groezrock, Belgium – photorecap

November 10, 2015 | 1

As Friends Rust full interview out now on Salad Days Mag #25!
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Paint My Hospital II – Jesolo (Ve) 2015 nite sesh

October 30, 2015 |

Paint My Hospital 2015 – Jesolo nite sesh
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If I Die Today interview

October 27, 2015 |

Cosa spinge una band a suonare metal dopo anni di punk-hardcore. Cosa porta a una tale rabbia interiore? Sono tutte domande che potrebbero essere rivolte agli If I Die Today, che con ‘Cursed’ hanno stravolto ogni regola del gioco trasformandosi in qualcosa di dannatamente affascinante e nero. Eccoci quindi faccia a faccia con Marco “Frez” Fresia, frontman del combo piemontese.

SD: Nella mia recensione mi sono posto una domanda, che ora vi farò direttamente: Perché? Perché una fin qui promettente band hardcore melodica ha deciso di diventare tutto ad un tratto portavoce di cause così ingombranti?
IIDT: Ciao, sono contento di questa domanda, perchè sei stato l’unico a porla. Non sono mai stato un tipo troppo allegro da scrivere testi sul quanto mi sbronzo la sera o su come ci provo con le ragazze. Ho sempre pensato che la musica potesse essere il veicolo per far sì che la gente iniziasse a pensare e a ragionare. Questa è la mia premessa. Ovviamente in ‘Cursed’ c’è stata una crescita generale che avevamo già iniziato in ‘Postcards From The Abyss’ e che ha portato a far sì che l’ascoltatore iniziasse a dire “mah, sentiamo un po’ che cazzo sta urlando sto tipo”, e così eccoci qui. ‘Cursed’ è un concept album. Ogni canzone è un personaggio maledetto della letteratura classica, religiosa o contemporanea. Si passa dalla Bibbia, a Ellis a Baricco e così via. Sono tutti personaggi additati, cattivi, o semplicemente non capiti. In questo album noi raccontiamo storie già raccontate, dal nostro punto di vista. Trattiamo tutti gli stessi personaggi nello stesso modo. Se ti riferisci nel particolare a ‘Jesus’ e ‘Lucifer’, il discorso è lo stesso. Jesus è un figlio mandato a morire dal Padre, padrone e onnipotente, per un’umanità che, col senno di poi, non merita tale sacrificio. Dall’altro lato Lucifer è il male del mondo agli occhi dei più, ma che semplicemente si gode lo spettacolo dell’autodistruzione umana. Mi piace pensare, e questa tua domanda mi da la conferma, che siano storie che portano a ragionare, a pensare e perché no, a leggere di un certo argomento. E di questo non posso che esserne contento. Sarei decisamente più contento se una persona qualsiasi prendesse il nostro disco, ascoltasse ‘Jesus’, ‘Lucifer’ o ‘The Ancient Mariner’ e, invece di dichiararsi satanista, il giorno dopo si andasse a comprare la Bibbia o un libro di Coleridge per leggere, informarsi e farsi una cultura. Già i Propogandhi, d’altra parte, dicevano “knowledge is power, arm yourself” e questo è lo spirito con cui mi approccerei a questo album.

SD:’Cursed’ è un disco che nasce dalla scuola Converge: ostile in ogni singolo aspetto, sonoro, concettuale, visivo. Che è successo dal precedente ‘Liars’ a oggi?
IIDT: Da ‘Liars’ a oggi c’è semplicemente stata un’evoluzione musicale. Siamo invecchiati, ci siamo incattiviti. Più che altro ne abbiamo passate veramente tante, abbiamo rischiato di scioglierci diverse volte nel corso di questo tempo, e ancora oggi non so fino a quando suoneremo.

SD: Sinceramente nel mini ‘Postcards From The Abyss’ si iniziavano a intravedere i primi segnali di cambiamento, soprattutto nelle linee vocali. Ma mai ci si sarebbe aspettati di avere a che fare con una band capace di estremizzare il concetto Post-Hardcore fino a questo livello. Possiamo dire che quel mini è servito ancor più a darvi quegli imput necessari a spingervi oltre?
IIDT: Esatto, ‘Postcards…’ è stato l’inizio del cambiamento. E’ stato anche il primo album in cui ci siamo allontanati dal punk-hardcore di ‘Liars’. Le linee vocali sono diventate meno lineari, meno cantate e più urlate.

SD: Guardando il tuo profilo Social noto quanto tu sia chiamato in causa/schifato dalla società odierna in ogni suo aspetto: dal rispetto per gli animali alla religione. Possiamo dire che ‘Cursed’ sia nato proprio dal tuo bisogno di esprimerti in una maniera talmente netta da non risultare congrua col passato “happy” degli If I Die Today?
IIDT: Ho 33 anni e non ho più bisogno di esibire la mia vita di fronte agli altri. Facebook ha un grande potenziale, ossia quello di rendere tutto più fruibile, in primis l’informazione. E’ di certo un’arma a doppio taglio, ma per quanto riguarda la mia esperienza personale, e con tutta l’umiltà nel dirlo, lo utilizzo per diffondere consapevolezza dove si può e stimolare discussioni dove necessario. Per quello che riguarda animali, religione e società, io sono vegan, ateo e apolitico. Se guardi il mondo da un punto di vista esterno, da un punto di vista di non appartenenza, tutto, o quasi, ti sembra un non sense. L’asse trainante delle sinergie mondiali sono i profitti, tutto il resto sono i condimenti con cui cercano di fare andare giù il boccone, con cui cercano di addolcirti la pillola. Bisognerebbe cercare di guardare tutto da una prospettiva diversa, senza il velo di Maya che ti pongono davanti i poteri forti. Se immaginiamo un mondo senza religione, senza politica, senza l’idea del profitto, ciò che rimane è la nostra idea più pura, che “concimata” con un’istruzione decente e a 360°, ti offre una mente capace di prendere decisioni e avere idee giuste e sicure. So che è un’utopia, ma finche non sarà così, finché ognuno non avrà una propria coscienza sociale, troppe cose mi schiferanno e mi daranno talmente fastidio da farmi rimanere incazzato nero.

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SD: Il disco ha come colonna portante il disprezzo verso ogni tipo di religione/credenze popolari. I testi tra l’altro vantano passaggi che vanno a ripercorrere filoni storici, quindi possiamo parlare di frasi e concetti testati e per certi versi rivisitati. Come è stato avvicinarsi a livello mentale a situazioni e concetti decisamente pesanti e delicati da trattare?
IIDT: Come ti ho già risposto prima, non penso che la religione sia l’argomento principale. E’ solo uno dei temi che andiamo a trattare raccontando le storie dei due principali protagonisti della dottrina cristiana. Avvicinarsi non è così difficile, sfido chiunque a non farlo se fa parte di un particolare ambiente, che è quello della musica alternativa. Sarò vecchia scuola, sarò cresciuto troppo con Propagandhi, Minor Threat, Refused, Orchid, Converge, Botch, ma se sei in questa scena e non vedi che tutto si sta sgretolando e andando a puttane, continuando a parlare di cazzate nei tuoi testi, allora forse è tempo di rivalutare la tua posizione.

SD: Credo che l’errore più grande che si possa fare oggigiorno su di voi sia quello di classificarvi come una metal band, ma d’altra parte il filo che divide ciò che fate da esso è molto sottile. Come pensate reagiranno i vecchi fan ascoltando questi If I Die Today 2015?
IIDT: Considerando le poche date che abbiamo fatto finora, i fan di vecchia data sembrano decisamente entusiasti. Ci hanno sempre seguito attentamente e ci sono venuti dietro nel nostro percorso, nonostante questo grosso cambiamento. Una delle cose, comunque, che mi ha sempre fatto piacere nel militare negli If I Die Today, è che nessuno è mai riuscito a definire il nostro genere.

SD: Concettualmente siete arrivati a parlare di Gesù come di Lucifero, mettendoli per certi versi a confronto. Non credete che fondamentalmente stiamo parlando comunque sia di due entità fin troppo osannate/chiaccherate? Come vi siete posti dinnanzi a questi due nomi?
IIDT: Sono visti da tutti come il giusto e il cattivo, quello morto per noi e quello ripudiato. Onestamente li vedo di più come l’uomo che soffre perché sacrificato dal padre e l’altro la pedina necessaria per avere qualcosa da odiare, un capro espiatorio. Se li intendi in questo modo rivaluti le posizioni di entrambi.

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SD: Quali sono state le maggiori difficoltà? Comporre la struttura sonora o scrivere testi che rappresentassero al meglio la band?
IIDT: Sicuramente comporre la struttura sonora, e soprattutto per questo album. Abbiamo passato dei momenti veramente pesanti che si sono rispecchiati direttamente sia nei testi che nella musica di ‘Cursed’. Abbiamo cambiato modo di comporre, abbiamo pensato attentamente alle atmosfere, alle situazioni che volevamo ricreare e questo ci ha portato via un bel po’ di ore in sala prove. I testi poi sono venuti da sé.

SD: Quanto ha influito l’ingresso in formazione di Morgan, ex Stigma, nel cambio stilistico?
IIDT: Morgan è un punto cardine della band, lo conosco personalmente da molti anni, dai tempi del liceo. Suonavamo già insieme in una band tipo Orchid ere fa. Il suo ingresso è stato quanto di più naturale. Amiamo la stessa musica e ascoltiamo le stesse cose. Il suo arrivo da un ambiente metal estremo ha sicuramente contribuito a scurirci ulteriormente.

SD: Come vorreste fosse visto e giudicato ‘Cursed’ da un ascoltatore?
IIDT: Sicuramente non vorrei fosse visto come un inno contro la religione, ma che la gente si fermasse a leggere attentamente tutti i testi, capire cosa c’è dietro e si facesse la propria idea su tutti gli argomenti trattati. Siamo disposti anche a discuterne al banchetto a ogni concerto se necessario.

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SD: Ascoltandolo ora vi trovate ancora perfettamente a vostro agio?
IIDT: Sicuramente. Siamo molto soddisfatti. Dopo anni siamo finalmente riusciti a realizzare qualcosa che ci rappresenta in tutto e per tutto.

SD: Dal punto di vista live come procedono le cose? Avete in cantiere un tour per i prossimi mesi?
IIDT: Noi siamo principalmente una band live. Abbiamo fatto qualche data per promuovere l’uscita di ‘Jesus’, il singolo. Abbiamo suonato con i Dead Kennedy’s a Pinarella, con i Dillinger Escape Plan a Milano, coi Negative Approach sempre a Milano dove abbiamo tenuto anche singoli shows, poi Torino e ovviamente a casa nostra a Mondovì. Abbiamo pianificato per fine novembre un mini tour di 4 date in Inghilterra, stiamo chiudendo altre date italiane e ci sono in ballo tour in Lettonia, Russia e Germania. Siamo carichi come delle molle.

SD: Altra curiosità è il vostro approdo in Sliptrick Records. Come si sono svolte le cose?
IIDT: Super facile, hanno ascoltato il disco, gli siamo piaciuti e ci siamo messi d’accordo. Mai stato così semplice. Siamo super contenti di questa collaborazione.

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SD: A voi la chiusura.
IIDT: Grazie a voi per lo spazio, il tempo, il supporto, e per questa intervista che mi ha dato la possibilità di chiarire alcuni aspetti di ‘Cursed’. Finalmente qualcuno che ci offre l’opportunità di spiegare ciò di cui parliamo nei nostri lavori. Grazie a tutti quelli che verranno ai prossimi live, a quelli che ci conoscono già e a quelli che ci conosceranno. Un abbraccio a tutti.

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