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Salad Days Magazine | May 1, 2024

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In.Fest 2019 Day 1/2 – recap

In.Fest 2019 Day 1/2 – recap
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IN.FEST 2019 DAY #1 Live Club, Trezzo D’Adda (MI)

L’edizione 2019 di In.Fest non parte nel modo migliore causa defezione dell’ultimo minuto della band headliner del day one. I Beartooth, attesissimi, sono stati costretti a cancellare l’esibizione causa foratura gomma tour bus in Svizzera. La notizia ha scatenato l’ira dei fan, alcuni dei quali (quelli ancora non pervenuti al Live in orario di apertura porte) hanno preferito disertare e optare per il rimborso del biglietto. Male per loro, perchè le altre band in cartellone hanno tenuto tutte alta l’asticella senza, immagino, far rimpiangere la band di Caleb Shomo. Mi perdo, causa coda in autostrada, Why Everyone Left, band romagnola chiamata ad aprire il festival. Riesco forse a sentire qualche nota dell’ultima canzone mentre ritiro i biglietti in cassa. Mi dicono abbiano spaccato. A seguire As It Is, band di Brighton di cui si fa un gran parlare da parecchio tempo ormai. Mai seguiti troppo, nemmeno ai tempi dell’uscita del primo album ‘Never Happy, Ever After’ quando facevano pop-punk. Oggi suonano, stando alle loro dichiarazioni, una miscela di “emo, pop punk, post-hardcore”. A me hanno ricordato vagamente i 30 Seconds To Mars, con un cantante molto più valido di Jared Leto. Fatto sta che comunque non avevo grandi aspettative ma mi sono dovuto ricredere. Ottimo set, band che tiene il palco da paura, nessuna sbavatura. Ho capito perchè di loro si fa un gran parlare. Dopo un rapido cambio palco è la volta di un’altra band molto attesa, specialmente dalle pischelle, Our Last Night. La band dei fratelli Wentworth è in giro dal 2004 e si vede. Che sappiano suonare ormai tutti lo sanno, basta vedere i loro video su youtube, e dal vivo lo confermano, anche se qualche stecca, ad entrambi i fratelli, ogni tanto parte. Concerto comunque molto più che onesto. Chiusura del festival affidata ai Newyorkesi State Champs, paladini del pop-punk ormai da diversi anni. Su disco mi piacciono, ero molto curioso di vederli live. Devo ammettere che ci hanno messo un po’ a entrare in partita, penalizzati forse anche dai suoni peggiori di tutta la serata, ma dopo le prime tre canzoni di rodaggio, dalla quarta fino alla fine hanno mantenuto l’asticella altina, anche se il vocalist Derek DiScanio l’ho visto, in alcuni momenti, abbastanza in difficoltà. Il pubblico ha comunque gradito, ringraziando con un sing-a-long dietro l’altro e qualche accenno di circle pit.

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IN.FEST 2019 DAY #2 Circolo Arci Fuori Orario, Taneto di Gattatico (RE)

Ci spostiamo in Romagna per la seconda data di In.Fest, nella splendida cornice del circolo Arci Fuori Orario, locale che non conoscevo e nel quale non ero, ovviamente, mai stato prima. Il piatto forte della giornata sono sicuramente i Fever 333, attesissimi. Ad aprire la serata ci hanno pensato i romagnoli What We Lost e gli americani Starset, nuova band di Dustin Bates (Downplay). Ci perdiamo entrambe le band e non riusciamo a darvi un feedback delle loro esibizioni. Dei Fever333 si fa un gran parlare ormai da diverso tempo, tutti avevano già visto su youtube cosa sono in grado di mettere in piedi e alla fine del loro set nessuno è rimasto deluso. La scaletta pesca dai due lavori della band, ‘Made An America’ e il più recente ‘Strenght In Numb333rs’ e non lascia prigionieri. La band, coccolata da Travis Barker e John Feldmann, è ormai pronta per il grande salto. Chiusura della serata affidata a Underoath, band di Tampa, Florida che non ha bisogno di presentazioni per nessuno. I tempi d’oro, almeno in Italia, per loro sono passati da diverso tempo ormai; ne è la prova la pochezza di gente che, purtroppo, rimane ad assistere al loro set. Un’oretta di concerto dove la band suona praticamente un greatest hits con pezzi tratti dai suoi album più famosi e qualche traccia dell’ultimo ‘Erase Me’. A sorpresa suonano ‘Too Bright To See, Too Loud To Hear’, per ricordare a tutti che il discorso 777 non è stato proprio accantonato del tutto. Concerto regolare, tutti belli gasati a parte un Aaron Gillespie vistosamente stanco/scazzato. In.Fest è una bella realtà, forse per l’edizione 2020 sarebbe bello riuscire a condensare il tutto in una giornata unica (magari con due palchi) e fare due date nella stessa location (disponibilità permettendo). Unica nota negativa della serata per il locale: Fuori Orario sei bellissimo, hai una location che ti invidiano tutti ma non puoi non tenere aperta la cucina per chi è li ad assistere ad un concerto che dura dalle 18 alle 23 e offrire la possibilità di scegliere solo tra un panino al salame e uno con la coppa, tagliando praticamente fuori vegetariani e vegani. Se non volete smazzarvi voi il problema di sfamare il pubblico, attrezzatevi, nell’era dello street food non dovreste far fatica a trovare qualcuno, avendo anche lo spazio per poterlo fare. Che vi sia di monito per i prossimi eventi.

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(Txt Francesco Zavattari & Pics Arianna Carotta x Salad Days Mag – All Rights Reserved)

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