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Salad Days Magazine | July 27, 2024

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Sulla Pelle Del Lupo: Raw Power + Call The Cops + Snowball + The Elders Club @ Palestra LUPo, Catania – recap

Sulla Pelle Del Lupo: Raw Power + Call The Cops + Snowball + The Elders Club @ Palestra LUPo, Catania – recap
Salad Days

Attitudine: disposizione per una certa attività mentale o fisica, innata o dettata dall’ambiente. E’ di questo che parla quello qui riportato, di una spiccata “fucking attitude”, a cominciare dalle organizzazioni:

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Catania Hardcore, Tifone Crew e i tipi di Palestra LUPo che hanno voluto sul palco nella stessa serata i Raw Power e i Call The Cops coadiuvati dai locals veterani Snowball e dagli esordienti (ma rodati in sala prove) The Elders Club. Uno sforzo, una collaborazione affinché questa spina dorsale, per portare giù in Sicilia i gruppi a suonare, diventi più flessibile e più vogliosa.

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E poi i Raw Power, che dire: la loro punk attitudine è encomiabile, reale. Il tempo li scava ma la pelle è come quella del lupo (nel senso buono…). Più di 35 brani eseguiti in una combinazione di suoni unica e definibile: HARDCORE.

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I Call The Cops, band di diverse generazioni dopo i Raw Power eppure stessa voglia di affrontare le sfide, i luoghi, le persone. Deraglianti sul palco, un’indomita voglia di dare e di offrire al pubblico la rabbia, il malcontento ma anche punti di vista e stile di vita!

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Infine i locals Snowball, band trasversale che riversa sul palco la loro passione, la loro forza, tra crossover thrashcore e ossequi all’old school hardcore degli anni’90 e i The Elders Club, un (falso) club d’anziani che cerca di sfogarsi, vomitando grunge, folate garage punk e punture noise rock perché è questo che sono e che vogliono essere e non c’è di meglio che dimostrarlo proprio sul palco della LUPo. Il cerchio si chiude con chi sta sotto il palco tra giovanissimi, giovani e meno giovani; i visi, malgrado le diverse età, hanno la stessa espressione, la stessa voglia e la stessa attitudine.

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C’è stato modo di parlare con i Raw Power nella figura di Mauro Codeluppi e con i Call The Cops nella figura di Marconcio: tre domande a testa che esaltano ancora una volta un modo di essere, una propensione al fottere il tempo, a modellarlo piuttosto che farsi modellare:

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Mauro Codeluppi X Raw Power:

SD: L’ultra quarantennale storia dei Raw Power vi ha visti calcare i palchi dei grandi festival fino a quelli dei piccoli club in giro per il mondo. Questa sera qui, nella venue ormai storica di palestra LUPo di Catania, quali sensazioni ancora si percepiscono e qual è il vostro approccio segreto che continua a farvi andare avanti nella vostra magnifica punk attittude?
RP: Le nostre motivazioni per andare avanti sono sempre le stesse da quando abbiamo iniziato a suonare 40 anni fa. È prima di tutto la passione per questo genere di musica: per noi l’HardCore / Punk rimane sempre il genere più bello, divertente ed energico che ci sia e da sempre la nostra “missione “è quella di trasmettere ai presenti la nostra energia, la gioia di essere lì divertendoci e facendo divertire, (si spera!) far star bene la gente che viene ai concerti nostri come di altre bands. Il concerto alla LUPO poi sarà speciale perché non ci siamo mai stati ed è un po’ che manchiamo dalla Sicilia, troppo. Ci impegneremo ancora di più perché risulti una serata speciale.

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SD: Ci sono momenti storici ed epici e momenti in cui invece tutto sembra che le cose siano ormai al capolinea, come si muovo dentro il tempo i Raw Power e come si sono evoluti?
RP: Come sai negli anni la formazione all’interno della band è cambiata, per vari motivi, ma quello che è rimasto sempre con tutti i membri della band, vecchi e nuovi, è stata la motivazione, l’attitudine, quella non è mai cambiata e mai cambierà. Poi, è chiaro che le cose cambino, il mondo cambia, purtroppo mai per il meglio, ma ognuno di noi dovrebbe fare la sua parte per cercare di renderlo migliore e ognuno lo fa a modo proprio, con quello che sa fare meglio.

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SD: Ogni volta le band dicono che l’ultima fatica realizzata sia la migliore, in realtà è veramente così? Quali sono i tre migliori album dei Raw Power?
RP: Non credo. Magari per qualcuno è così, ma la vedo dura, penso che le cose migliori musicalmente parlando, almeno in questo genere, siano le prime: ‘Screams From The Gutter’, ‘After Your Brain’, ‘Mine To Kill’.

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Marconcio x Call The Cops

SD: La musica e i testi dei CTC sono espliciti e chiari, diretti e dagli argomenti attuali. Quanto sono importanti per voi la musica e quanto i testi?
CTC: Lo sai che non è una domanda facile per niente, alla fine? Secondo me il fatto è che anche la componente musicale è almeno in parte oggettivabile, a livello evocativo ed emotivo. Non riesco a non pensare che il black metal è pressoché nazional-popolare in una nazione con lo stato sociale tra i più avanzati del pianeta, uno dei pochi che è riuscito a godersi i propri giacimenti petroliferi senza essere sterminato dagli americani, mentre in Brasile nelle favelas verosimilmente ascoltano musica leggera ritmata che parla di quanto è bella la vita. Sarà che ad avere troppi pochi problemi si finisce per inventarseli, sarà il clima e l’esposizione al sole, sarà che a mangiare sempre merda confezionata si finisce depressi, boh, però una componente oggettivabile ce la vedo, ecco. La nostra non è oggettivamente orecchiabile, non siamo di certo la band di cui consumerei il disco in macchina, però è quella musica che suona come volersi accollare il dolore della sofferenza del non cedere al tepore della mediocrità generalizzata, del non pensare che siccome “così fan tutte” allora è necessariamente accettabile. E l’attaccamento alla band non triggera tanto dal disco, ma spesso dal vivo, o quantomeno quando capti qualcosa che dà una dimensione ulteriore, che declina quella sonorità da macelleria, a una qualche attitudine o analisi della realtà, quindi il live, un videoclip, un testo. Io rispondo a titolo personale, e ho scritto gran parte dei testi. Farei di tutto perché la gente li leggesse, visto che dal vivo non si capisce una “fava”. Fare video musicali con i sottotitoli, fare i testi del disco in formato albo a fumetti, introdurli sommariamente ai concerti e, tendenzialmente, lo facciamo. Ripeto non è che sia indispensabile conoscerne molti, però spulciarne un paio dà una dimensione di profondità ulteriore a quel putiferio che è la musica. Credo che i miei feedback preferiti dell’universo sono quelli della gente che commenta i testi su YouTube, insieme a quelli che ci dicono “il vostro genere mi fa cagare, ma dal vivo spaccate”. Tornando alla musica, e giuro che poi taccio, penso che chiunque affezionato alla musica con così tanto investimento passionale, sappia benissimo che è una indispensabile àncora di sanità mentale in un mondo di persone insensibili o, quantomeno, veramente scortesi e bugiarde.

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SD: Siete una band che viene incanalata nel filone anarco-punk, sul palco la musica sfreccia tra deraglianti sezioni d-beat e disorder punk anni’80 inglese. I vostri live sono delle vere e proprie schegge impazzite, lasciano sempre il segno. Insomma, siete belli carichi. Ma come si vive invece il classico “da lunedì a venerdì”?
CTC: Non veniamo incanalati nel filone anarcopunk, questa è un’osservazione di una persona intelligente e “studiata” in materia, non è però la norma. Al netto del fatto che a nessuno piace definire il genere della propria band, direi che siamo proiettati nell’immaginario californiano/algoritmo di Spotify come una band streetpunk americana, nell’immaginario Portland/Seattle come una band d-beat anarcoide, nell’immaginario europeo come una band chaos punk, nell’immaginario italiano come una band un po’ fighetta un po’ politicizzata. Se vuoi la mia altrettanto inutile opinione, siamo tecnicamente una band hardcore, che ha degli ampli da metallari e ha consumato i dischi degli Aus-Rotten e Chaos UK, almeno questo l’innesco iniziale ecco. Poi, che ne so, nel disco nuovo c’è un pezzo rap/crossover. Il lunedì – venerdì non me lo vivo tanto bene, anche perché spesso deraglia nel sabato – domenica e personalmente sono psicologicamente danneggiato dalle responsabilità e dal denaro. Mi piace pensare che sia il prezzo da pagare per essere abbastanza flessibili per sostenere quell’esborso di tempo ed energie che è la band, pur essendo nati poveri in quattro su quattro. È veramente uno sport estremo in Italia, ma questo non lo devo certo spiegare al lettore italiano. Spero di poter dire che stiamo, lavorativamente parlando, cercando di fare un po’ fronte comune e prenderci cura gli uni degli altri anche in questo senso. Ma non vedo proprio come potrebbe non essere così, date le circostanze. La maggior parte della gente che abbiamo intorno perderebbe il lavoro al primo tour.

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SD: Parliamo di ‘Manifesto (For The Rebirth Of The Worldwide Punk Scene)’ vostro ultimo lavoro ormai uscito due anni fa, come è stato accolto (molto belle e interessanti le sperimentazioni con il rap old school e la vena melodica ispirata…) e dove vi ha portato rispetto a prima? Cosa avete pronto invece per il futuro imminente?
CTC: Boh non lo so. Quello, più che un disco, è una raccolta di tutto il materiale inedito in una fase di transizione della band. Non è neanche veramente ancora uscito, in un certo senso. Cacceremo fuori i pezzi con vari video e su Spotify nei prossimi mesi, oppure se uno ha fretta può comprarsi il vinile, ecco. Non so di preciso dove stiamo andando, non ci siamo dati dei paletti di genere musicale, quello che sono certo è che voglio che la nostra musica sia qualcosa come se subissi un pestaggio dagli altoparlanti, e quando ti rialzi tutto gonfio, hai degli strumenti migliori di analisi della realtà.

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Mini interviste finite. Ultima cosa, un flash, un accenno sui miei scatti solo per definirli nudi e crudi con quell’attitudine unica che spero si percepisca attraverso la band, la location e le facce dei presenti.

(Txt & Pics Giuseppe Picciotto x Salad Days Mag – All Rights Reserved)

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